Tribeca Film Festival / @flickr / Omar Chatriwala
Le tredici edizioni, i dodici giorni e il programma complesso e nutrito hanno per soggetto il Tribeca Film Festival 2014. Si tratta di una rassegna indipendente di New York molto importante nel mondo del cinema a cui prendono parte grandi nomi della regia e geni al primo esordio. Nel concorso internazionale compare l’ultimo lavoro cinematografico di Paolo Virzì, “Il Capitale Umano”.
[dup_immagine align=”alignleft” id=”102997″]Al via il 16 aprile con il festival del cinema indipendente newyorkese fondato nel 2002 da Jane Rosenthal e Robert De Niro. Nato con lo scopo di rivalutare la zona TriBeCa di New York, vicino Manhattan, dopo l’attentato al World Trade Center, il festival è diventato un’istituzione ed è seguito a livello mondiale. I dettagli noti del programma sono solo la metà ma bastano per definirlo ricco: 47 film, 32 paesi rappresentati, 102 registi di cui 37 al primo esordio.
Al rapper-icona newyorkese Nas va l’onore di aprire il festival con una performance musicale, alla creazione del suo album Illimatic è dedicato il documentario d’apertura “Time is Illmatic”.
I film in concorso hanno un po’ tutti a che fare con il tema della scoperta di sé stessi: dal primo approccio  con il sesso alla difficoltà nelle relazioni di gruppo in “X/Y”; il viaggio di ricerca che si pone per obiettivo di ritrovare la ragazza del primo bacio in “Gabriel”.
[dup_immagine align=”alignleft” id=”102995″]Dopo l’Oscar a Paolo Sorrentino per “La Grande Bellezza“, è un onore comparire ancora una volta in suolo americano con un’opera italiana. Nel mosaico composito del festival indie a stelle e strisce “Il Capitale Umano” porta un po’ di tricolore.
In concorso, oltre al film italiano  di Paolo Virzì, c’è “Güeros”, la prima opera cinematografica del messicano Alonso Ruiz Palacios, sulle rivolte studentesche a Mexico City nel 1999; “The Kidnapping of Michel Houellebecq”; lo svedese “Någonting måste gå sönder”, film che ha già ricevuto riconoscimenti a Rotterdam e Göteborg.
La sezione documentari si presenta interessante e varia nelle tematiche: le donne transessuali di Puerto Rico; la crisi del maschio in preda all’alcol; il ritratto di Susan Sontag, il balletto 422 del New York City Ballet che è un omaggio a Christian Dior e al nuovo direttore artistico, Raf Simons; i landscape americani; “A Brony Tale” con focus sul fenomeno “Brony”, ovvero la comunità di fan del cartone animato “My Little Pony”.
Poi c’è la sezione fuori concorso, Viewpoints, anche questa generosa di spunti interessanti. Il divertente film irlandese “The Bachelor Weekend”; “Pelo Malo”, film venezuelano e vincitore della Concha de oro a San Sebastian; “Below Dreams” una sorta di documentario che rende omaggio a New Orleans.
Fanno parte della sezione Viewpoint anche “Starred Up” con Jack O’Connel, stella nascente del cinema; il cinese “Black Coal”; “Thin Ice”; “The Overnighters”; “Honeymoon” (tra i più attesi); “Love &Engineering”, un documentario sulla ricerca dell’algoritmo perfetto dell’amore. E ancora “Beneath the Harvest Sky”, racconta la storia di due amici che, al raggiungimento della maggiore età, partono dal Maine alla volta di Boston, un viaggio non facile; “Young Bodies Heal Quickly”.
I film d’interesse sono davvero tanti e tra i cast d’eccezione compare “Chef”: il regista Jon Favreau, con Scarlett Johansson e Dustin Hoffman. L’esordio alla regia vede i riflettori puntati su Courteney Cox con “Just before I go” e su Angus MacLachlan con “Goodbye to All That”.
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