Le donne leggono più degli uomini, ma sono lette di meno. Come a dire che il pubblico dei lettori è soprattutto rosa, ma sugli scaffali delle nostre librerie troviamo la presenza schiacciante di autori maschi. Una realtà che evidentemente stride al punto che The Guardian ha lanciato la campagna ‘Year of Reading Women’, ovvero ‘Dichiariamo il 2014 l’anno della lettura femminile’ con tanto di hashtag #readwomen2014, idea della scrittrice e illustratrice Joanna Walsh. Riusciranno i nostri eroi a innescare un’inversione di rotta nelle abitudini ‘sessiste’ dei lettori? Manca ancora alla fine dell’anno, è ancora presto per tirare le somme ma se davvero la campagna del Guardian sortisse l’effetto sperato ci sarebbe di che festeggiare.
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Del resto non dovrebbe essere un’impresa tanto ardua: basterebbe soltanto togliersi dalla testa l’equazione matematica letteratura rosa uguale romanzi leggeri, argomenti piacevolmente frivoli, copertine dai toni pastello, rilassanti e poco mordaci. Insomma, letture tipicamente da spiaggia. Difficile pensare che fosse questo l’obiettivo a cui tendeva Mary Shelley quando inventò il personaggio letterario di Frankenstein. Non pensava certo di ispirare soporiferi pensieri Jane Austen con capolavori come ‘Orgoglio e pregiudizio’ o ‘Ragione e sentimento’. Oppure, facendo un salto nel presente, la multimilionaria giallista Patricia Cornwell non ha certo creato il personaggio di Kay Scarpetta per rilassare i sensi. E le dodici donne vincitrici del Premio Nobel della Letteratura, l’ultima l’anno scorso, hanno forse pettinato le bambole per ottenere l’ambito riconoscimento?
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Eppure, utilizzando un’espressione che oggi va tanto di moda, sembra che le quote rosa servano anche nella letteratura per poter riconoscere alle scrittrici il giusto merito per il contributo immenso di tensioni, riflessioni, emozioni e spunti di approfondimento che troviamo sfogliando pagina dopo pagina i loro libri. Ma siamo sicuri che la campagna lanciata dal Guardian sia rivolta solo ed esclusivamente a chi acquista i libri? Possibile che, di fronte a decine e decine di testi in vendita, il lettore sia guidato nella sua scelta da una sorta di ‘maschilismo editoriale’? Difficile crederlo.
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Ecco, dunque, che la causa di un tale stato di cose va forse ricercata nelle scelte operate dagli addetti del settore, ovvero case editrici, pubblicitari e critici letterari. Forse sarebbe il caso di finirla una volta per tutte con le copertine rosa pastello per i libri di autrici donne, di commenti come “delicato” o “romantico” per descrivere il romanzo di una scrittrice, e di iniziare a recensire più spesso l’altra metà del cielo letterario. Nel frattempo aderiamo in massa all’idea del quotidiano britannico e facciamo shopping… di penne rosa.
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