Sing Street: negli anni ’80 l’amore era tutta un’altra musica.
Dublino, primi anni '80. Sei ragazzi sfrontati, una giovane musa, la nascita di una band, il sogno di Londra e del successo.
Se sei una figlia della Generazione X, Sing Street di John Carney sarà un tuffo nella tua adolescenza mentre per i millennials potrebbe essere la scoperta di un mondo glamour, che la moda sta rispolverando, ma che rimane avvolto nell’aura misteriosa del “cosa si faceva negli anni ’80? Ero troppo piccolo per ricordarlo”.
L’embrione di Sing Street risale a molti anni fa, alla Dublino degli anni ’80, quando il regista John Carney era ancora un adolescente: cresciuto nella capitale irlandese era passato da una scuola privata a una pubblica. Quel ricordo ha fatto germogliare il seme dell’idea di creare un film su questo periodo della sua vita adolescenziale su una band di ragazzini alle prese con la crescita, l’amore e la musica in un periodo storico straordinariamente creativo.
[dup_immagine align=”alignleft” id=”223661″]La storia
Sing Street segue il quindicenne Conor (Ferdia Walsh-Peelo) mentre si sposta dall’ambiente di una scuola privata a quello della scuola pubblica; la famiglia si ritrova in ristrettezze economiche dopo che il padre ha perso il lavoro. Le relazioni sociali alla scuola di Synge Street sono molto più crude di quelle a cui è abituato, viene picchiato e i compagni si approfittano di lui. Decide così di formare una band, fondamentalmente per proteggersi, ma anche per attirare l’attenzione di Raphina (Lucy Boynton). Lei è molto carina, più grande di lui, più sofisticata e vive da sola. Senza una band, lei non lo noterebbe mai. Fin dall’inizio, quando l’avvicina, è subito chiaro che sta puntando più in alto di quanto potrebbe sognare, ma vale la pena fare un tentativo. Allo stesso tempo Conor si deve confrontare con la rottura del matrimonio dei suoi genitori e con l’atmosfera tossica che si respira a casa.
Sing Street è il classico film di formazione e Raphina è il fulcro dell’odissea romantica di Conor, ma è anche un film costruito sulle fondamenta musicali delle band inglesi degli anni ’80. Sing Street offre una prospettiva semplice e commovente sui pericoli e i sogni della vita di un adolescente.
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Non è assolutamente un film sociale ma sullo sfondo c’è ben chiaro il contrasto tra Irlanda e Inghilterra, tra una Dublino depressa e una Londra metropoli che è il centro della vita musicale, tra i giorni bui di un’Irlanda in cui negli anni ’80 era ancora vietato il divorzio e la possibilità di fuga verso un ambiente meno ristretto attraverso il successo
Ispirato al look Technicolor dei programmi TV che guardava da bambino, a Carney è venuta l’idea di mescolare lo scialbo universo della recessione irlandese con quello che il regista descrive come il mondo colorato e straordinario dei video pop.
Dice Carney: “Ho vissuto guardando Top of the Pops” e immaginando che esistesse questo grande mondo dei video dei Duran Duran.” “Questo è come immaginavo Londra e non vedevo l’ora di andarci. Non solo era il mondo in cui c’era il pacchetto da 10 delle Marlboro, invece di quello da 20, ma c’erano delle pettinature incredibili, la liberazione sessuale e la libertà mentre noi stavamo ancora ad arrestare la gente per aver messo un distributore di preservativi nelle scuole. Era pazzesco.”
Il film esplora, attraverso Conor, questa differente percezione delle due realtà che si contrappongono; è una sensazione crudele per un ragazzino suggestionato dalle possibilità di evasione fornite dalla televisione. Il grigiore di Dublino è affiancato al Technicolor dei video che vanno in onda o a quello che vive nella testa di Conor.
La musica è strepitosa. La colonna sonora è di Gary Clark, noto ai più per il suo singolo, Mary’s Prayer, che nel 1987 ha raggiunto i vertici delle classifiche. Tutta la colonna sonora è stata incisa dai più grandi musicisti da studio irlandesi che imitano gli esordi di una band giovanile in formazione. La band di Conor passa attraverso diverse fasi, fanno una canzone stile Duran Duran, poi ne fanno una alla Hall & Oates, una come i Cure e una alla Elvis Costello. Ogni canzone è basata diversi stili di composizione e canto degli anni ’80 e l’effetto è quello di farti ripiombare nel mondo in cui un giorno potevi indossare gli scaldamuscoli fosforescenti e il giorno dopo decidere che dovevi essere dark.
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