Pensione anticipata 2025, nuova regola INPS: niente contributi oltre i 120mila euro | Conviene lavorare fino a 70 anni
Anziani (pexels) unadonna.it
La nuova regola dell’INPS mette tutti sotto torchio: da adesso non ti conviene più andare in pensione prima del tempo.
Il sistema previdenziale italiano si fonda sul principio della contribuzione, un meccanismo che garantisce la copertura economica futura attraverso i versamenti effettuati nel corso della vita lavorativa. Ogni mese, una parte della retribuzione viene destinata ai contributi INPS, che rappresentano la base per il calcolo della pensione.
Questi importi, a seconda della tipologia di contratto e del reddito, vengono trattenuti in automatico e suddivisi tra datore di lavoro e dipendente. Il loro accumulo determina l’importo finale dell’assegno, in base al numero di anni lavorati e all’ammontare complessivo versato.
Negli anni, il sistema è stato riformato più volte per garantire sostenibilità e stabilità ai conti pubblici. Il passaggio dal modello retributivo a quello contributivo ha cambiato però radicalmente le regole del gioco: oggi, ciò che si riceve in pensione dipende strettamente da quanto si è versato. Ma non sempre conviene, come si vede in seguito.
L’età pensionistica in Italia
In Italia, il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia si aggira attorno ai 67 anni, mentre in molti altri paesi europei la soglia è più flessibile. In Francia, ad esempio, dopo le recenti proteste, si è fissato l’accesso a 64 anni, mentre in Germania si punta gradualmente ai 68.
In Svezia e Norvegia, invece, il sistema è interamente contributivo e permette di scegliere liberamente quando uscire dal lavoro, accettando però una riduzione dell’assegno. L’Italia mantiene un equilibrio delicato: la popolazione invecchia, le nascite calano e il peso sulle generazioni attive cresce. Questo spinge sempre più persone a posticipare il pensionamento, non solo per necessità economica, ma anche per convenienza previdenziale.

Non conviene andare in pensione
L’INPS ha ora introdotto una novità che cambia i calcoli per imprese e lavoratori. Con il messaggio n. 3166 del 2025, l’Istituto ha chiarito che per chi rientra nel sistema contributivo puro o ha scelto di liquidare la pensione in tale regime, non sarà più obbligatorio versare contribuzione correlata sulla quota di retribuzione che supera i 120mila euro annui. Una soglia che pone un tetto ai contributi utili ai fini pensionistici, con impatti economici rilevanti per le aziende che ricorrono all’isopensione.
L’isopensione, infatti, consente ai lavoratori prossimi alla pensione di lasciare anticipatamente il lavoro ricevendo un assegno di accompagnamento finanziato interamente dal datore di lavoro. Quest’ultimo versa anche la contribuzione figurativa fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione effettiva. Con la nuova regola, però, la convenienza dell’anticipo si riduce per chi ha redditi elevati, mentre per le imprese si semplifica la pianificazione dei costi di esodo.
