Il regista Ming Liang Tsai insieme al cast di "Jiaoyou"
Ci siamo quasi. Tra qualche ora il vincitore della 70esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Chi se l’aggiudicherà? Qualcuno di cui abbiamo già parlato o uno di questi ultimi quattro titoli in lizza? Noi ve li raccontiamo, così da non farvi trovare impreparate in ogni evenienza.
Cani randagi, recita il titolo. Che sarebbero un padre e i due figli: nel tentativo di mantenere viva una famiglia anche vivendo per strada. Un film girato con poche risorse e il regista malese dice che non gli dispiacerebbe se fosse il suo ultimo. Ma lascerà fare al destino. E chi sa che il destino non aggiungerà presto qualche altro premio ai tanti già vinti da Tsai Ming-liang, tra cui il Leone d’oro nel 1994 con Vive l’amour, oltre che di due Orsi d’argento a Berlino. Per Jiaoyou dieci minuti di standing ovation, al Lido.
[dup_immagine align=”alignright” id=”41691″]Gli stessi minuti di applausi hanno seguito anche la proiezione di Sacro GRA di Gianfranco Rosi. Terzo lungometraggio italiano in concorso alla Mostra del Cinema, il documentario sul Grande Raccordo Anulare di Roma arriva dopo due anni di lavoro. E il raccordo è un luogo non canonico della Capitale, qui grande bacino collettore delle storie più disparate.
“Da un punto di vista narrativo è stata una sfida: un film senza un inizio, senza una trama, dove non c’è la storia dei personaggi, che appaiono e scompaiono: in mezzo ci sono i tempi del Raccordo, la trasformazione di un luogo in qualcos’altro”, ha raccontato Rosi. E, possiamo dirlo? A noi quest’idea piace tantissimo.
“Con i buoni sentimenti non si realizzano buoni film”, ha dichiarato il regista in sala stampa. Intrigante come presentazione, no? Nella pellicola una donna chiede all’uomo che la sta lasciando sola con la figlia undicenne, per un’altra donna, di non abbandonarla. Ma sarà tutto inutile. Un dramma in bianco e nero, dalla fotografia impressionante, girato in 35 mm e che, sussurrano i più, potrebbe colpire molto il presidente della giuria Bernardo Bertolucci.
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Raccontare Algeri tramite le persone che vivono agli ultimi piani dei tanti palazzi. O meglio, che si affacciano alle loro terrazze (Le terrazze è infatti la traduzione del titolo), con la vita scandita dagli inviti alla preghiera del minareto.
Un film che, visto anche l’applauso convito che l’ha accolto dopo la proiezione in Sala Darsena da giornalisti e critici, è entrato nel toto-premi di questa Mostra del Cinema.
E con questo vi abbiamo raccontato tutti i film in concorso. Il Leone d’oro è più che mai in bilico. E ormai mancano poche ore alla premiazione: il Lido freme.
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