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La grande bellezza di Paolo Sorrentino convince la critica all’estero

142 minuti di tributo alla magnifica città di Roma, è il risultato che il regista Paolo Sorrentino ha ottenuto con La grande bellezza. Il film, uscito nei cinema italiani nel 2013, è scritto oltre che diretto dallo stesso Sorrentino, creando un personaggio che calza come un guanto addosso al suo attore feticcio, Toni Servillo. Il protagonista, Jep Gambardella, è uno scrittore di un unico libro, ora convertitosi in giornalista di costume e società, e in vacuo viveur. Oltre a Servillo, fra gli interpreti, Sabrina Ferilli, nei panni di una spogliarellista, e Carlo Verdone, drammaturgo mai affermatosi.

Una serie di monologhi, anche quando vogliono essere dialoghi, vorrebbero portare ad una soluzione della crisi interiore ed esteriore che attanaglia il mondo, ridotto al microcosmo romano, ma una risoluzione non si raggiunge mai, rimanendo in sospeso, chiedendoci cosa di preciso voleva dirci il regista nascosto dentro le volontà di Gambardella.

Successo di critica

[dup_immagine align=”alignright” id=”75628″]Nonostante all’uscita nei cinema il pubblico e la critica italiani si siano divisi sui pareri riguardo alla pellicola, all’estero continua a mietere successi e consensi: l’ultimo in ordine di tempo la vittoria a Los Angeles del Golden Globe come miglior film straniero.

I cosiddetti “Oscar europei”, gli European Film Awards, hanno assegnato lo scorso 7 dicembre a La grande bellezza il riconoscimento come Miglior Film Europeo, oltre ad altri tre premi: per la Miglior Regia, Miglior Montaggio, e a Toni Servillo quello per il Miglior Attore.

Vincitore inoltre di tre Nastri d’Argento, a Sabrina Ferilli e Carlo Verdone come miglior attore /attrice non protagonista oltre alla miglior fotografia, il film è oggi in corsa per i BAFTA, i British Academy of Film and Television Arts, come miglior film straniero.

Il binomio vincente Sorrentino-Servillo

Il regista Paolo Sorrentino torna con La Grande Bellezza e, decisamente, con un grande successo, dopo This must be the place, il film che l’ha visto collaborare con attori del calibro di Sean Penn e Frances McDormand, raccontando una storia di ricchezza, solitudine e ricerca dell’identità. Oltre ai grandi nomi e all’esperienza americana, This must be the place ha lasciato il segno per l’assenza di Toni Servillo, immancabile protagonista dei capolavori del regista romano: l’indimenticabile quanto fastidioso Titta di Girolamo ne Le conseguenze dell’amore, l’onorevole Giulio Andreotti de Il Divo e i due personaggi paralleli Tony-Antonio Pisapia de L’uomo in più.

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