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Come liberarsi dell’ossessione della perfezione

Nessuno è perfetto, lo dicono tutti e, i detti solitamente non sbagliano.

È una frase che spesso ci diciamo anche noi quando qualcosa non va, quando non riusciamo ad essere perfetti ma, è proprio la perfezione che spesso non ci permette di essere al top.

L’ansia da prestazione, la voglia di essere sempre i migliori, di perfezionare ogni dettaglio della nostra vita, ci spinge sempre più in là e, a volte, ci crea anche dei problemi con noi stessi e con il prossimo

Perfezionisti ansiosi

La tendenza al perfezionismo sta prendendo sempre più piede nelle nostre vite. La nostra cultura attuale è dominata dall’ossessione per l’apparenza, dallo slancio verso la fama. Questa continua corsa verso la perfezione espone a sentimenti di nullità, paura e vergogna. La preoccupazione di essere sempre all’altezza tende ad andare di pari passo con una bassa autostima. I perfezionisti molto spesso hanno una voce interna punitiva che critica continuamente la persona di essere pigra quando si sta riposando, oppure perdente quando non riesce a realizzare le aspettative irrealistiche. Questa voce interna castigante è sempre alla ricerca dei difetti dell’individuo. I perfezionisti hanno come grande timore il non raggiungimento delle proprie mete, e questo li porta ad essere insicuri ed ansiosi e a vivere ogni giorno nella paura di provare vergogna e umiliazione.

I perfezionisti vedono il mondo e loro stessi in bianco o nero: “O sono il migliore o sono un perdente.” Quando si ricerca la perfezione è facile scivolare in un circolo vizioso: si è continuamente preoccupati di conquistare le proprie folli aspirazioni, ma questo genere molta ansia, allora si cercano scuse per rimandare, ci si sente inadeguati e si formulano nuove aspettative, e così via. Il perfezionista continua a ‘spostare l’asticella’. Non importa quanto lavora duramente e se raggiunge l’obiettivo, un perfezionista non si sentirà mai appagato. Per uscire da questo loop, soprattutto mentale, è importante guardare il mondo fuori e capire che la vere bellezza, la vera imperfezione, risiede proprio nelle sbavature. È il nostro modo di pensare che deve cambiare se vogliamo uscire dal tunnel che noi stessi abbiamo creato.

Uomini e donne

Il perfezionismo colpisce persone di ogni classe sociale: artisti, avvocati, scienziati, dottori. Colpisce sia uomini sia donne. Spesso si pensa che la voglia di essere perfezionisti riguardi solo i top manager (uomini o donne), ma non è così. Si può essere perfezionisti anche da giovani, a scuola, quando si sistemano i colori dell’astuccio in ordine cromatico. Che siate uomini o donne, provate a vivere nel disordine, cambiate l’ordine dei colori del vostro astuccio e scoprirete la bellezza dell’imprevisto. Vi farà paura all’inizio ma provate, a piccoli passi, e piano piano riuscirete a cambiare prospettiva.   

Il peso della famiglia

Spesso la voglia di essere perfetti  non nasce da noi ma è un retaggio che i nostri genitori ci hanno lasciato. Il perfezionismo, il nostro, nasce dalla voglia e dalla necessità di non deludere il prossimo e, nello specifico i nostri genitori. Quante volte ci siamo sentiti umiliati per un brutto voto? Quante volte i nostri genitori non ci hanno fatto sentire “abbastanza”. Abbastanza bravi per la scuola, per un sport, non all’altezza per uscire, troppo poco attraenti per indossare quel determinato vestito. Tutti questi piccoli semi che i nostri genitori hanno inculcato nella nostra testa ci hanno portato a diventare perfezionisti.

Noi e il prossimo

A volte la voglia di essere perfetti è una cosa che riguarda solo noi, siamo noi che vogliamo eccellere in qualcosa, sul lavoro, in amore, con i figli. Altre volte vogliamo che il nostro perfezionismo sia solo uno specchietto per le allodole per farci voler bene. Altre volte, vogliamo essere perette per riflesso. Volgiamo che ci circonda, soprattutto se si tratta dei nostri figli, sia perfetto in tutto in modo tale che gli altri possano dire che noi genitori siamo bravissimo. Per uscire da questo giro e non ingabbiare i bambini in circoli viziosi, è bene imparare ad amarci. Ad amare noi stesse, i nostri difetti e anche i difetti del prossimo. Dobbiamo essere consapevoli che possiamo sbagliare e che non sarà un errore a cambiare il nostro modo di vederci. Noi valiamo per quello che siamo. Con i chili di troppo e con la paura di non farcela e, quando il nostro perfezionismo prende il sopravvento dobbiamo solo guardare avanti e non farci sopraffare da tutto quello che ci circonda.

Il nostro corpo

Spesso la voglia di essere perfetti si riflette sul nostro corpo. Dopo il parto le modelle sono snelle e bellissime e noi no? Non dobbiamo piangerci addosso e fustigarci solo perché non siamo perfette. Utilizziamo il nostro orgoglio per migliorarci.

Come mitigare il perfezionismo

La verità è che nessuno è perfetto.

Ecco 5 semplici passi che potete mettere in pratica per allentare le vostre tendenze ad essere sempre perfetti.

1. Imparate a conoscere a fondo voi stessi per comprendere quali sono i vostri pregi e i vostri difetti, e coltivate i vostri lati positivi. Fate una lista di tutte le cose che vi piacciono, le vostre qualità personali, le relazioni che vi soddisfano, le esperienze significative che vi hanno arricchito.

2. Fate attenzione ai vostri pensieri “tutto o niente” e ricordatevi che non occorre essere i migliori in tutto per sentirsi amati e rispettati. Quando sentite l’urgenza di superare voi stessi perché sentite delle imperfezioni, provate a pensare a tutto quello che avete fatto fino a quel punto.

3. Cercate di essere meno critici verso le altre persone e imparate un po’ di sana pazienza. Così facendo migliorerete le vostre relazioni personali e professionali, e ridurrete anche la paura di essere criticati dagli altri.

4. Circondatevi di persone che non siano così interessate al raggiungimento di status elevati, denaro e successo, ma che apprezzino l’amicizia, la famiglia e le imperfezioni.

5. Se sentire di avere bisogno di qualcosa in più, trovate un terapeuta che vi aiuti ad approfondire i vostri lati positivi e negativi. Nella psicoterapia imparerete ad articolare i vostri desideri e le vostre vulnerabilità. Scoprendo chi siete, come siete fatti e cosa volete, la pressione di essere perfetti diminuirà.

Silvestra Sorbera

Silvestra Sorbera, classe 1983, piemontese di origini siciliane, è una giornalista e autrice di racconti e romanzi. Collabora con i giornali online Gocce di spettacolo, Yomamma, Italiapost e Unadonna. Ha pubblicato nel 2009 “La prima indagine del Commissario Livia” e a maggio del 2016 la seconda indagine dal titolo “I fiori rubati” con la casa editrice LazyBOOK e la terza indagine dal titolo "Castelli di sabbia". Nel 2013 ha realizzato la favola per bambini “Simone e la rana”, e il saggio letterario - cinematografico “La forma dell’acqua. Camilleri tra letteratura e fiction”. Nel 2014 pubblica con la casa editrice LazyBOOK i racconti“Vita da sfollati” e a seguire “Sicilia” e “La guerra di Piera” e a dicembre 2016 il romanzo autobiografico “Diario per mio figlio”. A giugno 2016 con la casa editrice PortoSeguo il romanzo “Sono qui per l'amore”. Nel 2017 pubblica il racconto lungo new adult “Un amore tra gli scogli” e la favola “Simone e la rana. Viaggio nel castello stregato”.

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