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Poesie d’amore: le più belle di sempre

Cosa c’è di più bello e di romantico della poesia? Passano i giorni, gli anni e anche i secoli ma alcune poesie d’amore restano immortali.

Alcuni versi, che siano musica o poesia, restano immortali e vengono studiate da generazioni di studenti, per non parlare poi degli innamorati che da sempre amano dedicarsi versi passionali e pieni di fascino.

Quali sono le poesie d’amore più belle di sempre?

Sicuramente ognuno di noi ne annovera alcune e ne snobba altre, ognuno di noi ha i suoi autori preferiti, ha il proprio vissuto e le proprie passioni. Ci sono dei versi che sono entrati nella storia della poesia internazionale e che regalano sempre fascino ed emozioni ai lettori.

Indubbiamente le poesie di Pablo Neruda, sono sempre quelle più ricercate dagli innamorati di ogni età che, da sempre, decantano i versi dell’autore per “raccontare” le loro passioni.

In tantissimi dedicano ai propri innamorati, versi poetici, che siano scritti su un biglietto che accompagna un mazzo di fiori, che siano dedicati alla radio, o che siano esposti dopo una serata romantica. Neruda è probabilmente l’autore che da sempre riesce a fare breccia nei cuori degli innamorati ma anche per raccontare una festa speciale.

Pablo Neruda, “Sonetto XVII”

Tra i versi più popolari e romantici di Pablo Neruda, ricordiamo “Sonetto XVII”, una dei grandi versi che riescono sempre a scuotere l’animo di chi ascolta il sonetto.

Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t’amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l’ombra e l’anima.

T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T’amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

Eugenio Montale

Non solo autori stranieri, ma anche tantissimi italiani nella classifica dei poeti e delle poesie d’amore più belle di sempre. Tra questi ricordiamo Eugenio Montale con i versi “Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale”.

Nella poesia Montale ricorda la moglie in uni dei gesti quotidiani più naturali per un essere umano: quello di scendere le scale. Sembra banale eppure un gesto così semplice è entrato a gamba tesa tra i versi più belli e poetici di sempre.

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Alda Merini

Non solo scrittori ma anche scrittrici e poetesse. Come non ricordare quindi la grande Alda Merini che annovera nel corso della sua carriera grandi testi, grandi opere che sono entrate nel panorama letterario italiano con grande successo.

Tra le varie opere della Merini, alla quale il cantante-poeta Roberto Vecchioni dedica anche una canzone dal titolo “Canzone per Alda Merini” inserita all’interno dell’album “Sogna ragazzo sogna”, ricordiamo il testo “Ho bisogno di sentimenti”.

Io non ho bisogno di denaro.

Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

La mia poesia è alacre come il fuoco
trascorre tra le mie dita come un rosario
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnanànna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce.

Poesie d’amore di Khalil Gibran

L’artista libanese naturalizzato statunitense, hanno da sempre grande presa tra gli innamorati di ogni tempo e, spesso, alcuni dei suoi testi, vengono utilizzati nel corso di matrimoni o di corsi pre-matrimoniali oppure ancora in giornate dedicate ai fidanzati all’interno delle parrocchie. Tra le tante opere ricordiamo “Segui l’amore”.

L’amore non dà nulla fuorché sé stesso
e non coglie nulla se non da sé stesso.
L’amore non possiede,
né vorrebbe essere posseduto
poiché l’amore basta a all’amore.

Charles Bukowski

Tra gli artisti stranieri non possiamo fare a meno che ricordare Charles Bukowski con la sua poesia “Quando Dio creò l’amore”, una poesia che racconta come, senza la donna, non ci sarebbe vita.

Quando Dio creò l’amore non ci ha aiutato molto
quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani
quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma
quando Dio creò l’odio ci ha dato una normale cosa utile
quando Dio creò Me creò Me
quando Dio creò la scimmia stava dormendo
quando creò la giraffa era ubriaco
quando creò i narcotici era su di giri
e quando creò il suicidio era a terra

Quando creò te distesa a letto
sapeva cosa stava facendo
era ubriaco e su di giri
e creò le montagne e il mare e il fuoco
allo stesso tempo

Ha fatto qualche errore
ma quando creò te distesa a letto
fece tutto il Suo Sacro Universo.

Silvestra Sorbera

Silvestra Sorbera, classe 1983, piemontese di origini siciliane, è una giornalista e autrice di racconti e romanzi. Collabora con i giornali online Gocce di spettacolo, Yomamma, Italiapost e Unadonna. Ha pubblicato nel 2009 “La prima indagine del Commissario Livia” e a maggio del 2016 la seconda indagine dal titolo “I fiori rubati” con la casa editrice LazyBOOK e la terza indagine dal titolo "Castelli di sabbia". Nel 2013 ha realizzato la favola per bambini “Simone e la rana”, e il saggio letterario - cinematografico “La forma dell’acqua. Camilleri tra letteratura e fiction”. Nel 2014 pubblica con la casa editrice LazyBOOK i racconti“Vita da sfollati” e a seguire “Sicilia” e “La guerra di Piera” e a dicembre 2016 il romanzo autobiografico “Diario per mio figlio”. A giugno 2016 con la casa editrice PortoSeguo il romanzo “Sono qui per l'amore”. Nel 2017 pubblica il racconto lungo new adult “Un amore tra gli scogli” e la favola “Simone e la rana. Viaggio nel castello stregato”.

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Silvestra Sorbera

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