Spesso è lo spazio che si adatta ai mobili o, comunque, il concetto di mobile su misura vive di limiti dimensionali, spaziali e funzionali. È una legge ineluttabile nella progettazione degli interni. Ma proprio contro questa regola, apparentemente non scardinabile, si pone il lavoro di Francesco Raimondi, poliedrico designer romano che ha proposto all’edizione 2013 del Macef, l’International Home & Bijoux Show che si è tenuto a settembre nella Fiera di Milano, la propria collezione per interni Frames, un innovativo concept per l’arredamento dove i mobili diventano mezzo stesso di creatività, oggetti da “riempire” come cornici di quadri per personalizzare il proprio ambiente secondo i moods desiderati e che si intende trasmettere, adattando forme, colori e superfici ad ogni minima esigenza contingente dello spazio a disposizione. Una collezione auto-prodotta dallo stesso Raimondi e che non manca di affascinare per i confini progettuali che estende.
Unica nel suo genere, Frame pesca abbondantemente dallo stile minimal rivitalizzando un materiale che difficilmente viene preso in considerazione quando si tratta di arredamenti per interno: il ferro, il più delle volte confinato nel tavolo da giardino o nel piano di lavoro della cantina e qui riportato, con gusto mai banale, nel cuore dell’abitazione, l’interno della casa. Anzi, addirittura la sua zona-living, dove più spesso se ne connota l’accento e l’atmosfera. La collezione si compone di diversi elementi, ciascuno dei quali è però “contaminabile” con gli altri, per ottenere sempre qualcosa di unico e aderente allo spazio: tre modelli di poltrone, un divano e una chaise-longue, una lampada a piantana e due tavolini, tutti disponibili in diverse tonalità rigorosamente metal-like: nero, oro e arancio-ruggine, quest’ultima ottenuta con un metodo assolutamente eco che richiede una preparazione di circa sei mesi. Ad esse sono abbinabili le concept-light integrabili nella struttura stessa del ferro e orientabili a piacimento per un effetto decisamente contemporaneo.
Il design è volutamente povero, urbano, “riempibile” e permette a ciascun oggetto di essere personalizzato con innesti di ogni tipo: da quelli high-tech all’illuminazione, dalle piante alla tela al legno per la copertura delle sedute e dei piani, in modo da trasformare ognuno di essi anche nella sua stessa funzione, rendendoli di volta in volta piano di lavoro, espositore, angolo-tech, spazio creativo e così via.
La collezione era già stata presentata al Salone del Mobile 2013 e gli oggetti che la compongono vogliono essere per definizione multi-funzionali, capaci di essere “vissuti” veramente e non solo in maniera superficiale come può capitare con un mobile tradizionale. Ogni “scheletro-oggetto” è una base componibile in grado di liberare la fantasia in tema di design e funzionalità, dove una poltrona può diventare libreria (o viceversa)o, ancora, mini-giardino verticale, fioriera, home-theatre station. Indubbiamente qualcosa di nuovo e che scardina diversi schemi, chiaro elemento riconducibile alla formazione professionale stessa di Raimondi, cresciuto nel laboratorio artigiano del padre e grande fautore del riuso e dell’ecletticità nell’uso dei materiali.
Photo Credit: Emanuele De Marco per efferredesign.com
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