Come eliminare i tatuaggi
La cancellazione di un tatuaggio è un’operazione molto più complessa, dolorosa e costosa rispetto alla sua creazione. Per questo occorre sapere bene a cosa si va incontro nel caso si cambi idea.
Senza alcun dubbio la pratica dei tatuaggi è, oggi particolarmente, à la mode. Se poi si tratti di una moda che, come molte altre, tramonterà in capo a pochi anni o se sia qualcosa che rimarrà effettivamente nel tempo, questo lo diranno, come si suol dire in questi casi, i posteri. Personalmente, la ritengo una scelta dall’effetto estetico quanto meno discutibile, dal buon gusto piuttosto limitato e dalla raffinatezza inesistente: ma il mio parere, direte voi giustamente, è questione di interesse piuttosto basso. C’è però un aspetto della moda dei tatuaggi che occorre prendere in debita considerazione: a differenza di altre pratiche come possono essere scegliere un vestito o un taglio di capelli, seguire la moda facendosi un tatuaggio ha la non banale implicazione che tale scelta è indelebile, permanente e sarà trascinata dietro per tutta la vita. Si tratta quindi, di una decisione da ponderare bene dato che, se è vero che le mode cambiano con una rapidità spesso sorprendente, si rischia di trovarsi ad un certo punto indelebilmente retrò. Per non parlare di chi si lancia nel tatuarsi qualcosa che rievochi un grande amore o un avvenimento importante: se quel grande amore finisce o quell’avvenimento diventa un ricordo negativo, la presenza di un tatuaggio può diventare addirittura insopportabile. Ed è qui, dunque che “casca l’asino”: già, perché occorre sapere che se farsi un tatuaggio è un po’ fastidioso e nulla più, decidere di privarsene è una operazione molto più complessa, molto più dolorosa e molto più costosa e che, oltretutto, non ha mai una garanzia totale di riuscita. Se dunque si decide di farsi un tatuaggio, meglio essere certi di non doversene pentire dopo…
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12.000 “pentiti” del tatuaggio
La decisione di rimuovere un tatuaggio dal proprio corpo è un fatto molto più comune di quanto non si pensi. Secondo i dati statistici dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica ed Estetica (AICPE) solo in Italia nel 2014 sono state ben 12.000 le persone che hanno ricorso agli interventi di rimozione di un tatuaggio, un dato decisamente sorprendente e che rende l’idea della portata del fenomeno che, data la diffusione assolutamente “easy” che i tatuaggi stanno avendo, è destinato ad aumentare vertiginosamente in futuro.
[dup_immagine align=”alignleft” id=”1763″]Ecco perché l’AICPE ha diramato un vero e proprio vademecum per chi ha deciso di dire addio al proprio o ai propri tatuaggi e anche per informare coloro che, un po’ ignari, decidono di farselo. Andiamo con ordine. Occorre innanzi tutto dire che l’operazione di rimozione di un tatuaggio è una pratica di microchirurgia che va fatta esclusivamente rivolgendosi a professionisti specializzati, evitando assolutamente di rivolgersi a centri di dubbia professionalità o, ancor meno, a santoni del fai-da-te. La tecnica più efficace è quella dell’utilizzo del laser ed in particolare di speciali macchine “Q-S”, ovvero in grado di produrre impulsi di brevissima durata – nell’ordine dei milionesimi di secondo – che hanno la capacità di disgregare le cellule epiteliali dove il pigmento colorato è “imprigionato”, riducendo le particelle di colore a minuscoli frammenti grandi circa un millesimo di millimetro che la pelle è poi in grado autonomamente di “espellere” nelle settimane successive. Si tratta, come evidente dalla descrizione, di un processo invasivo e doloroso che non può essere limitato ad un’unica seduta ma che può essere ripetuto solo ad intervalli di 6-8 settimane, necessarie per permette alla pelle il processo rigenerativo e di “pulizia”.