Moda a basso costo, l’Italia segue Francia e Germania nella stretta sull’e-commerce extra Ue

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Lo shopping on-line (Foto canva) - unadonna.it

La lotta all’ultra fast fashion extra UE arriva in Italia. Cosa prevede la nuova normativa e quali sono le implicazioni per consumatori e mercato.

Abiti colorati, consegne rapide, prezzi minuscoli: la moda ultra-economica impazza online, e in pochi clic puoi rifarti il guardaroba. Ma dietro le vetrine digitali patinate si nasconde un modello che sempre più governi europei stanno iniziando a mettere in discussione.

Francia e Germania hanno già avviato contromisure. Ora anche l’Italia si muove, seguendo la scia di chi ha deciso che la moda non può essere solo veloce e a basso costo, ma deve anche rispettare regole, ambiente e sicurezza.

Fast fashion, regole in arrivo anche in Italia

Si parla di “ultra fast fashion”, un modello basato su volumi enormi, capi usa-e-getta e produzioni quotidiane. Piattaforme come Temu e Shein in particolare, come riportato da ilsole24ore.com, generano numeri impressionanti: solo nel 2024, in Europa, sono arrivati 4,6 miliardi di articoli sotto i 150 euro. Tradotto: circa 12 milioni di pacchi al giorno. Roba da capogiro.

Il problema? Molti di questi prodotti sfuggono ai controlli, non rispettano standard ambientali o di sicurezza, e mettono fuori gioco le imprese europee che invece devono seguire regole stringenti. Prezzi troppo bassi, materiali non sempre sicuri, spedizioni che arrivano da migliaia di chilometri, e il conto, spesso, lo paga il pianeta.

In risposta, il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha proposto un emendamento alla legge annuale per la concorrenza. L’obiettivo? Obbligare le piattaforme extra-UE a rispettare regole più severe, a partire dalla gestione dei rifiuti e dall’impatto ambientale dei prodotti che mettono in vendita.

persona che fa acquisti su pc
Lotta all’ultra fast fashion (Foto canva) – unadonna.it

Italia in azione: tra precauzioni e attese per la Moda

Nello specifico, l’Italia vuole includere questi colossi del commercio elettronico nella responsabilità estesa del produttore. In pratica: se vendi abiti o articoli tessili in Italia, anche da fuori Europa, devi farti carico dei rifiuti che produci, come previsto dal Testo Unico Ambientale. Un primo passo per bilanciare la concorrenza.

Sul fronte tasse, però, il discorso è più delicato. Oggi i pacchi sotto i 150 euro provenienti da Paesi extra-UE godono di esenzione doganale. Germania e Francia spingono per eliminarla, ma l’Italia osserva da vicino le mosse dell’Europa, pronta a intervenire solo quando sarà chiara la direzione comune. Qualcosa, comunque, potrebbe entrare già nella legge concorrenza, almeno come segnale politico.

Intanto, la Francia ha già approvato un primo disegno di legge: prevede un punteggio ambientale per ogni capo venduto e, per quelli più inquinanti, un’eco-tassa fino a 10 euro. La Germania è in prima fila per rivedere le regole doganali. E l’Italia? Per ora è in fase di studio, ma l’era dello shopping sfrenato a ogni costo potrebbe davvero essere al capolinea.