Sei stressato? Ora l’INPS ti dà l’ok | In Pensione PRIMA dei 67 anni, questa la norma segreta che anche il CAF ignorava

Mental breakdown (pexels) unadonna.it
Lo stress è il vero male invisibile del nostro secolo, ma fino ad ora nessuno lo riconosceva. Ecco com’è cambiato il mondo prima della pensione.
Lo stress è ormai riconosciuto come uno dei mali più insidiosi del nostro tempo. Colpisce in silenzio, senza sempre dare segnali immediati e logora l’organismo fino a scatenare malattie vere e proprie. Ansia, insonnia, problemi cardiaci e disturbi dell’umore sono spesso il risultato di ritmi lavorativi troppo intensi, ma la società?
Tende ancora a considerare tutto questo come normale routine. Il paradosso è che se ne parla sempre troppo poco, benché le conseguenze siano sotto gli occhi di tutti. Interi settori spacciano per adrenalina l’ansia del sempre connessi, ad esempio. I lavoratori di questo settore non staccano mai.
Tuttavia, in maniera sorprendente, lo stress non è soltanto un nemico invisibile, bensì può rivelarsi anche una chiave inaspettata per alleggerire la propria vita professionale. In alcuni casi, infatti, riconoscere i danni da logoramento permette di ridisegnare il percorso lavorativo e perfino di anticipare il momento del pensionamento, per l’INPS.
Il CAF lo sa ma non dice nulla
Non tutti lo sanno, ma diversi paesi hanno già introdotto agevolazioni per i lavoratori che finiscono in burnout. Alcune aziende garantiscono congedi retribuiti per lunghi periodi, altre prevedono fondi dedicati al reinserimento graduale dopo l’esaurimento psicofisico. Il burnout è effettivamente una malattia professionale.
Questo approccio, ancora poco diffuso in Italia, è ciò che il CAF, insieme ad altri segretucci, non ti dice. Lo stress non è soltanto un problema personale, ma un tema sociale ed economico che riguarda intere generazioni di lavoratori. Ma finalmente la musica cambia: l’INPS ha finalmente predisposto strumenti che vanno in questa direzione.

La pensione prima dei 67 anni
Per l’INPS, secondo Ideabuilding.it, non tutti devono attendere i 67 anni per smettere di lavorare. Alcune categorie di lavoratori, tra cui chi svolge attività usuranti o gravose e le madri contributive, hanno infatti diritto alla pensione di vecchiaia anticipata. Per i primi, il requisito non è stato innalzato con le modifiche del 2019, mentre per le seconde sì.
Infatti, è previsto uno sconto di quattro mesi per figlio fino a un massimo di sedici mesi, che riduce l’età utile al pensionamento a circa 65 anni e 8 mesi. Si tratta di una norma poco pubblicizzata ma reale, che può cambiare radicalmente la vita di chi si trova già provato da anni di stress. Attenzione però: il tutto è valido solo se si è attivi nel versamento dei contributi dal 1995.