La storia di Elisabetta, una mamma davvero speciale

Ha deciso di fare una passeggiata di quasi mille chilometri con il suo bambino e ci ha raccontato in un libro com'è andata. Conosciamola insieme

03/09/2013

Mamma e figlio, una proposta avventurosa

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Elisabetta Orlandi è una mamma che un giorno d’estate del 2006 ha deciso di ascoltare quella voce che la chiamava ormai da tempo e di proporre al suo bambino, Johann, che allora aveva appena compiuto sette anni, di andare a fare una passeggiata, una bella camminata di quasi mille chilometri con lo zaino in spalla. Un bambino cosa volete che risponda ad una proposta così straordinaria ed avventurosa? In compagnia della sua mamma, poi, che quando c’è lei non c’è alcun motivo di avere paura! È così che circa un anno dopo Elisabetta e Johann sono partiti alla volta di Santiago de Compostela: una mamma, un bambino e uno zaino di sedici chili. Com’è andata? Ci sono arrivati?

Elisabetta ci racconta la storia del suo Cammino insieme a suo figlio nel suo ultimo libro: Un milione e ottocentomila passi. Io, il mio bambino e il Cammino di Santiago (Edizioni Paoline, 2012). È una storia di amicizie, di fatica, di bellezza e di felicità; un libro non solo ad uso di pellegrini o mamme, ma per chiunque desideri incontrare un po’ di quel Bello che Elisabetta ci racconta con la sua semplicità nel riconoscere i doni che la circondano, sentendosi grata di questo.

Abbiamo chiesto direttamente ad Elisabetta di parlarci del suo Cammino.

[dup_immagine align=”alignright” id=”37191″]Il Cammino di Santiago: qualcuno lo conosce, altri ne hanno solo sentito parlare, altri ancora non sanno proprio di cosa si tratti. Ce lo racconti brevemente?


Leggi anche: Il Cammino di Santiago: un percorso tra storia, natura e spiritualità

Volentieri! Il Cammino di Santiago è il percorso che, dai primi anni del IX sec. d.C., intraprendono i pellegrini attraversando Francia e Spagna per raggiungere la città di Santiago di Compostela, in Galizia. La tradizione racconta che nel luogo in cui ora sorge la Cattedrale sia stato ritrovato il sepolcro di San Giacomo, indicato a un eremita, Pelagio, da una misteriosa pioggia di stelle. Da quella notte il Campus Stellae non ha mai smesso di attirare pellegrini di ogni paese, che percorrono per mille e più ragioni il lungo cammino verso Santiago. Forse non scopriremo mai con esattezza a chi appartenevano le spoglie ritrovate più di dodici secoli fa, ma in fondo non ha importanza: il Cammino è un’esperienza che marca a fondo chiunque lo percorra, qualunque sia la ragione che lo spinge a partire.

Johann ed io abbiamo percorso l’intero Camino Francés, da St. Jean-Pied-de-Port a Santiago, tra giugno e luglio del 2007, e abbiamo poi ripetuto l’intero percorso l’anno successivo.

Che cosa ti ha spinto a intraprendere quest’avventura con il tuo bambino?[dup_immagine align=”alignleft” id=”37184″]

Volevo regalargli – e regalare anche a me! – qualcosa di davvero speciale, di infinitamente grande: un’eredità immateriale e preziosa, cui poter attingere sempre. Volevo che vedesse come si può arrivare alla meta, un passo dopo l’altro. Volevo camminare con lui, godere del nostro tempo assieme senza fretta. Ho sentito parlare per la prima volta del Cammino tanti anni fa, a Parigi: lavoravo in un’antica libreria internazionale (Shakespeare & Company) e a volte capitava che qualcuno dei clienti fosse in partenza per Santiago, o ne tornasse, raccontando di questo lungo percorso – quasi mille chilometri! – e della straordinaria esperienza fatta. Per me era un sogno e tale è rimasto fino al giorno in cui ho promesso a me stessa che sarei andata fin là con il bimbo che stavo aspettando: affrontavo la gravidanza da futura ragazza-mamma e l’idea di raggiungere Santiago a piedi con il mio bambino mi ha dato la forza di affrontare i momenti più difficili. I sogni servono a quello, no? E il mio sogno è diventato realtà molto prima di quanto avessi osato sperare: immaginavo che saremmo andati quando Johann avesse avuto quattordici o quindici anni, ma all’improvviso, in un mattino di fine estate del 2006, ho sentito che era arrivato il momento e che dovevamo partire! Così, qualche giorno dopo l’ottavo compleanno di Johann, ci siamo messi in cammino e dopo quaranta giorni abbiamo raggiunto la meta.

[dup_immagine align=”alignright” id=”37183″]Ci racconti qualcuna delle “coincidenze” che vi hanno accompagnato per tutto il Cammino?

Tantissimi sono gli episodi che mi vengono in mente! Il nostro Cammino è iniziato con una sosta a Lourdes il 31 maggio: avevo comprato il biglietto per quella data semplicemente perché era il meno costoso, ma… la volontaria del Centro di accoglienza dei pellegrini mi fece notare come in quel giorno, in cui si celebrava la  Visitazione di Maria a S. Elisabetta, proprio Elisabetta (la sottoscritta!) era venuta a render visita a Maria!

Vi sono stati piccoli, grandi “segni” lungo tutto il Cammino. Ricordo ad esempio un pomeriggio caldissimo, in Navarra: era già tardi, eravamo soli lungo la strada, sfiniti, e ormai senz’acqua… ero davvero disperata, ho pensato sul serio di mollare tutto! In quel momento, dalla curva del sentiero è sbucato un giovane pellegrino, che si è fermato vicino a noi e ci ha chiesto semplicemente: “Volete acqua?”. In un batter d’occhio ha riempito la nostra borraccia di acqua fresca, e i nostri cuori di fiducia! E alla fine della tappa, pochi chilometri dopo, ci aspettava la piscina che avevamo tanto sognato mentre camminavamo sotto il sole! Ecco, credo che la capacità di meravigliarsi per le piccole cose sia ciò che ci ha permesso di riconoscere coincidenze e segnali ad ogni passo: tutto è più facile, se ci si fida!

Leggendo il tuo libro si capisce come la vita lungo il Cammino sia stata anche uno spunto di riflessione sulla vita di tutti i giorni. Come ha influito su di voi questa esperienza? 

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Ci siamo resi conto di una cosa: dal Cammino non si torna! Si rimane pellegrini per sempre, alla ricerca dell’essenziale sia nel rapporto con le persone che con le cose. Un esempio banale: prima di comprare qualcosa, ci chiediamo “Ma ci serve davvero?”, come nel Cammino, per non trasformare un capriccio in un peso da portare. Poi, dopo aver attraversato boschi e campi per oltre un mese, si sente il bisogno di immergersi nella natura ogni volta che se ne presenta l’occasione! Nel Cammino si risveglia la meraviglia, si impara a vedere davvero, a godere dei dettagli che rendono ogni giorno un momento speciale della nostra vita. Si impara anche a non aspettarsi nulla, né dalle situazioni né dalle persone, s’impara a non fare piani rigidi, inflessibili, ad accettare quello che la vita ci mette davanti, a fidarsi, ad affidarsi e a ricominciare da capo in ogni momento.

Che cosa consigli a chi vuol fare il Cammino con un bambino? Da quale età secondo te è possibile proporlo ai piccoli? Che preparazione si deve fare?

È senza dubbio un’esperienza meravigliosa, che consiglio di cuore: il Cammino Francese è fattibile a piedi a partire dagli otto, nove anni, se si ha un mese a disposizione. Se si ha più tempo, credo si possa fare anche con bambini più piccoli, programmando tappe più corte o… portando un passeggino! Abbiamo incontrato una coppia di svizzeri che camminavano con il loro bimbo di due anni nello zaino porta-bebé, e vi sono famiglie che percorrono solo l’ultimo tratto (da Sarria) con bambini di tutte le età. La preparazione, secondo me, è soprattutto psicologica: ci si può allenare andando a camminare nel fine settimana, ma soprattutto  bisogna munirsi di tranquillità, pazienza e… voglia di raccontar fiabe per intrattenere i piccoli camminatori!

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sicuramente torneremo a percorrere il Cammino, appena ci sarà possibile, ma non ho piani precisi: chissà quali altre sorprese ha in serbo la vita per noi, sicuramente superano la mia immaginazione! Fino ad ora sono sempre stata piacevolmente stupita, perciò cerco di mantenere sempre la mente aperta per accogliere le novità e le possibili svolte senza paure inutili, proprio come nel Cammino.

[dup_immagine align=”alignleft” id=”37182″]Infine una richiesta da mamma: tuo figlio è arrivato a Santiago anche grazie ai racconti con cui lo intrattenevi, tra questi ci sono le avventure del Gattino Beniamino. A quando il libro? E magari anche una versione per bambini delle imprese dei paladini di Orlando…

Effettivamente, le avventure del Gattino Beniamino e dei paladini ci hanno salvati in più di un’occasione! A volte dovevo inventar fiabe senza fermarmi, per far sì che Johann continuasse a camminare… così, passo dopo passo, ho accumulato un repertorio di fiabe e racconti che ci permettesse di arrivare in capo al mondo: il libro è pronto, manca solo… l’editore! Ora sto lavorando a due romanzi, uno dei quali per ragazzi. Scrivere è la mia passione!

In attesa del prossimo romanzo di Elisabetta Orlandi la potete trovare sul suo sito: elisabettaorlandi.com