Hummus di pomodori secchi e pita.
Ogni tanto si ha voglia di qualcosa di sfizioso ma sano e in momenti come questo l’hummus è un must. La base dell’hummus è fatta di ceci, purea di tahini, aglio e succo di limone, ma si possono facilmente aggiungere sapori diversi mantenendo invariato questo punto di partenza. Uno degli hummus aromatizzati più riusciti è quello con pomodori essiccati al sole (ottimi anche per la pasta): i pomodori secchi in genere sono disidratati o confezionati sott’olio, entrambi possono essere utilizzati nell’hummus reidratando quelli disidratati o drenando quelli confezionati in olio, poi aggiunti al robot da cucina insieme a tutto il resto della purea.
Questo hummus di pomodori secchi è perfetto per accompagnare la pita tostata, verdure tagliate a bastoncino per l’immersione o come una gustosa crema da spalmare in panini per aggiungere sapore e una bella consistenza cremosa.
Se volete usare i ceci secchi non dovete far altro che tenerli in ammollo almeno 12 ore cambiando l’acqua un paio di volte. I legumi devono essere sempre coperti del tutto dall’acqua e la proporzione è quella di 3 litri di acqua ogni 500 grammi di ceci secchi. Finito l’ammollo, durante il quale l’amido contenuto nei ceci assorbe l’umidità e i semi riprendono la consistenza, lavate bene i legumi sotto l’acqua e scolateli. Piccolo segreto: cuoceteli con un pezzetto di alga kombu, che ammorbidisce i ceci e allo stesso tempo apporta altre sostanze benefiche per la salute.
Fonte “Trucchi di casa“.
Come detto l’hummus è tradizionalmente associato alla pita, un tipo di pane piatto lievitato, rotondo, a base di farina di grano. È un cibo tradizionale delle cucine del Medio Oriente e del Mediterraneo, dal Nord Africa all’Afghanistan. Viene anche chiamata pita greca o pane arabo. Nella gastronomia greca, il significato del termine pita è comunque molto ampio: sta anche a significare una qualsiasi torta salata o dolce, come ad esempio la vasilopita o la spanakopita (quest’ultima preparata principalmente con pasta phyllo e spinaci).
C’è una la relazione etimologica con il termine romagnolo “pìda”, ad indicare la piadina, di origine bizantina. Stessa genesi avrebbe la calabrese pitta, un pane bianco a forma di ciambella schiacciata, cotto al forno.
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