Tornato ultimamente di gran moda, il Moscow Mule è un cocktail composto da tre soli ingredienti: vodka, ginger beer e succo di lime. Così come tre sono i protagonisti della curiosa storia che il famoso long drink ha alle spalle. Una storia che racconta di come, a volte, da un fallimento possa nascere un grande successo. Anche se, ad essere precisi, nella nostra storia i fallimenti sono ben tre!
Tutto ha inizio nel 1941, non a Mosca ma al Chatam Hotel di New York, dove due sconosciuti, seduti al bancone del bar, iniziano a chiacchierare tra di loro. I due uomini sono John Martin, distributore per gli Stati Uniti della vodka Smirnoff e Jack Morgan, proprietario di un famoso locale sulla Sunset Boulevard, il Cock’n’Bull Tavern. Ma soprattutto un uomo che non riesce a lanciare sul mercato la sua, seppur ottima, ginger beer fatta in casa.
Problema simile ha anche John Martin che, due anni prima, aveva comprato i diritti di distribuzione di una vodka russa, la Smirnoff, che nessuno, nell’America antisovietica, voleva acquistare.
Tra una chiacchiera e l’altra i due scoprono, in sostanza, di essere entrambi imprenditori sull’orlo del fallimento e pensano bene di unire le forze per provare a risolvere i loro problemi. Ecco che nasce, così, il magico mix tra lime, vodka e Ginger beer, mix che porterà il Moscow Mule a diventare tra i cocktail più bevuti negli Usa.
Manca ancora, però, l’ultimo pezzo del puzzle, Sophie Berezinski, una giovane designer russa. La ragazza aveva disegnato per il padre, proprietario di una fabbrica di oggetti in rame, una serie di tazze con su stampato un asinello e dotate di un particolare manico. Peccato, però, che in Russia proprio non si riuscissero a vendere…
Sophie era quindi stata spedita in America con la speranza di ottenere risultati migliori e fu così che quel giorno del 1941 si ritrovò ad entrare nel bar del Chatam per proporre le sue Copper Mug. Naturalmente non possiamo sapere come andarono di preciso le cose, com’è che Sophie iniziò a parlare con i due uomini e che cosa si dissero.
Quello che sappiamo è che da allora il Moscow Mule si beve, o quantomeno si dovrebbe bere, nelle classiche tazze di rame con il disegno dell’asinello ed ecco anche spiegato il perché del nome Mule!
Se il Moscow Mule ebbe un enorme successo negli anni ’50, è anche vero che in seguito venne accantonato a favore di altri drink. Oggi è, però, indubbiamente tornato alla ribalta, vuoi per l’interesse verso tutto ciò che è vintage, vuoi per la sempre maggiore popolarità dello zenzero, con le sue numerose proprietà benefiche per la nostra salute.
Proprio lo zenzero viene, infatti, utilizzato per produrre la ginger beer, uno dei tre ingredienti protagonisti del long drink di oggi, la sua parte analcolica. E, se ve lo state chiedendo, si, è una birra ma con una bassissima gradazione alcolica, tanto che neppure arriva allo 0,5%.
Proprio come il Moscow Mule, anche la ginger beer sta vivendo in questi anni una seconda giovinezza, visto che non è nata oggi ma nell’Inghilterra del ‘700. Prodotta grazie alla fermentazione della radice di zenzero, unito a limone, zucchero e lievito.
Gli altri due ingredienti del Moscow Mule sono il succo di lime e la vodka. Per quanto riguarda il primo, solo un consiglio: prima di spremere il lime, massaggiatelo un po’ in modo che rilasci più succo. La parte alcolica del drink è rappresentata dalla vodka, un distillato che si ottiene macinando cereali o patate, aggiungendo acqua e facendo poi fermentare tutto grazie a dei lieviti. Infine il composto viene sottoposto ad una serie di distillazioni, il cui numero dipenderà dal mastro distillatore. In ogni caso la vodka deve raggiungere una gradazione alcolica minima di 37,5 gradi. Quella delle migliori si aggira intorno ai 40 gradi…
Foto Credit: alleksana da Pexels
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