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Liquore alla liquirizia (Anima Nera) con il Bimby

Nelle corti britanniche del Medioevo era in uso un romantico ritornello che i cavalieri dedicavano alle dame: «L’amore è sogno, dolce come latte e liquirizia». E lo stesso nome scientifico della pianta leguminosa da cui si estrae la liquirizia ne conferma la dolcezza: glycyrrhiza, dal greco glucos, dolce e riza, radice.

Il nome non è dato a caso: la sua dolcezza supera per ben cinquanta volte quella dello zucchero. Crescendo spontaneamente in tutta la zona mediterranea già nell’antichità era tenuta in grande considerazione dai medici: Ippocrate, Galeno, Dioscoride, Teofrasto e Plinio la giudicavano insostituibile per combattere il mal di fegato, le gastriti, le coliche renali, le tossi convulse e, sotto forma di di pomata, era considerata un ottimo cicatrizzante per le ferite.

Ma la virtù che più la faceva amare era quella dissetante. Pensate che gli Sciti, mangiando esclusivamente formaggi di capra e liquirizia, riuscivano a camminare per più di dieci ore nel deserto, sotto il sole cocente e l’arsura, senza patire la sete.

La liquirizia fu, per secoli, di quasi esclusiva competenza della farmacopea: si comprava solo in farmacia, tagliata a pezzetti legnosi, ed era carissima. Anche agli inizi del Novecento, soltanto in farmacia era possibile acquistare le scatolette tonde di metallo bianco e nero, contenenti le celeberrime Pasticche del Re Sole, ma fu solo nel primo trentennio che entrò ufficialmente a far parte dell’industria, grazie a una ditta dolciaria milanese che, nel 1932, lanciò sul mercato una pastiglia di liquirizia pesante esattamente un grammo, e fasciata in carta paraffinata bianca e verde.

Dal Sessanta in poi, della dolcissima radice vennero dimenticate le virtù terapeutiche, ed esaltate soltanto quelle golose, esposte sui banchi dei negozi alimentari, racchiuse in grandi vasi di vetro e vendute in cartocci. In epoca più moderna sono state riscoperte le sue peculiarità, e ora la liquirizia viene spesso utilizzata come digestivo ed è altrettanto apprezzata per le sue proprietà espettoranti ed antinfiammatorie, oltre che per combattere l’acidità gastrica.

Noi vi proponiamo la ricetta per ottenere una bevanda densa, dall’intenso sapore di liquirizia, ideale da servire alla fine dei pasti dopo il caffè. È un metodo veloce che non prevede tempi di infusione e vi permette di avere pronto il liquore in poco tempo, anche grazie al Bimby.

Un consiglio: per la realizzazione della ricetta si consiglia l’utilizzo di liquirizia pura.

Preparazione

  1. Frullare la liquirizia con lo zucchero: 30 secondi da velocità 3 a velocità Turbo.
  2. Versare l’acqua e cuocere per 20 minuti, 100° a velocità 1.
  3. Mettere il boccale a raffreddare, unire l’alcool, amalgamare 20 secondi velocità 3.
  4. Imbottigliare e mettere in frigo. Se lo volete più denso lo potete mettere in freezer.

Giovanna Maggiori

Giornalista freelance e web editor, per Unadonna ha scritto soprattutto di ricette e consigli di cucina, sua grande passione.

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Giovanna Maggiori

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