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Cous cous gamberi e piselli

Cultura, storia e fantasia sono alla base del cous cous gamberi e piselli. Basti pensare che il cous cous è il piatto nazionale del popolo arabo, anche se probabilmente la sua origine è spagnola.

Risale al periodo in cui i magrebini occuparono al-Andalus. Infatti nei paesi del Mediterraneo, e soprattutto in Italia, esiste una pasta simile.

In Sardegna si chiama fregola e in Sicilia cascà.

Una pasta per mille popoli

Si tratta di una pasta estremamente difficile da fare. In Sardegna, per esempio, si producono sia la fregola che il cous cous.

Quest’ultimo fu importato nell’isola di Carloforte dai pescatori di Pegli, che avevano vissuto per circa due secoli nella tunisina Tabarka.

Nel 1738 vennero poi scacciati dal Rais di Tunisi. E l’allora re di Sardegna, Carlo Emanuele III, concesse loro di occupare l’isola disabitata di San Pietro.

Che i liguri ribattezzarono come Carlo-Forte, in onore del loro benefattore.

Cosa si abbina al cous cous

Che sia cous cous, cascà o fregola (benché quest’ultima abbia una lavorazione abbastanza differente), si usa condirla nei paesi arabi principalmente con verdure, mentre in Sardegna e in Sicilia si preferisce utilizzare il pesce.

Che oggi è alimento da ricchi, mentre in passato erano i poveri a mangiarlo.

E, quindi, quello che fu un piatto popolare è diventato ormai cibo preziosissimo. Mentre la fregola va cucinata in brodo, o come pasta asciutta, il segreto del cous cous è la cottura a vapore.

Il che garantisce una sapidità più elegante e delicata, perché realizzata attraverso una nuvola calda e umida che rende queste palline di semola non solo cibo saporito, ma soprattutto favola esoterica.

Piselli e gamberi: storie antiche per un cous cous

L’abbinamento piselli e gamberi trasforma, poi, queste morbide palline in una gioia iniziatica. Perché sposa insieme la polpa soda e salata del crostaceo acquatico alla vellutata dolcezza di questa gentile leguminosa.

Entrambi gli alimenti, tanto quello marino, quanto quello terrestre, sono antichissimi. Il pisum sativum nacque proprio nel Mediterraneo, dove è coltivato sin dall’epoca Neolitica.

Già da allora era considerato un alimento base dai popoli che gravitavano sull’antico mare chiuso. Il gambero, altrettanto, è un vero e proprio fossile vivente. Vive di notte e individua le prede con le sue straordinarie antenne, seguendo un istinto che ha origine in un’essenza che si perde nella notte dei tempi.

Nel cous cous gamberi e piselli c’è, quindi, anche un pizzico di magia.

Prepararlo, poi, è immensamente semplice. Come i sapori delicati che qui si uniscono.

Preparazione

  1. Per prima cosa preparare i gamberetti a parte. Meglio se sono piccoli (ottimi quelli di Sant’Antioco) e freschi. Mettere un po’ d’olio in una padella, uno spicchio d’aglio e, infine, i gamberetti a rosolare per bene. Salare e mescolare ogni tanto. Infine, sfumare con un po’ di vino bianco.
  2. Nel frattempo in un’altra padella, mettiamo a imbiondire un po’ di cipolla. Una volta pronta, aggiungere i piselli, 10 ml (metà bicchiere) di acqua calda, il sale e il pepe. Coprire la padella e far cuocere per circa 15 minuti a fuoco lento.
  3. Una volta pronti i gamberetti, toglierli dal fuoco e sbucciarli a uno a uno. Unirli, poi, ai piselli in cottura, in modo che i sapori inizino a conoscersi e amarsi.
  4. Mentre gamberi e piselli finiscono di cucinare, preparare il cous cous, che ha tempi di cottura velocissimi. A meno che non si abbia un’apposita couscoussiera, che cucina il cous cous a vapore, preparare la pasta del Mediterraneo sarà semplicissimo. Basta mettere il cous cous in una padella larga (solo per comodità, non deve cuocere) e aggiungere, poi, 160 ml di acqua calda (80 ml di acqua calda per 100 grammi di cous cous sono l’ideale). Lasciare riposare per qualche minuto, coprendo il tutto con la pellicola.
  5. Sgranare, infine, il cous cous con una forchetta, aiutandosi con un filo d’olio. Infine, unire il preparato di gamberi piselli, mescolare e, finalmente, servire!

Daniela Melis

Giornalista, blogger, copywriter e agitatrice culturale. Le parole sono il mio ossigeno, la cultura la mia via.

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Daniela Melis
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