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Tv e bambini: un rapporto consolidato e complesso

[dup_immagine align=”alignleft” id=”130498″]Tutti i bambini di ieri conoscono Heidi e tutti i bimbi di oggi conoscono Peppa Pig e questo perchè la tv è entrata a far parte del quotidiano dei più piccoli, attirati come calamite dalle mille avventure del loro personaggio dei cartoon preferito, ormai da moltissimi anni. Eppure quello che si crea tra tv e bimbi è un rapporto complesso, controverso e spesso addirittura malvisto dagli esperti che tendono a sconsigliare ai genitori di proporre cartoni animati ai bambini prima del compimento dei 2 anni e mezzo. Gli psicologi dell’infanzia, infatti, sostengono che la tv nella più tenera età possa interferire con lo sviluppo cognitivo del bambino, o quanto meno ridurne la creatività e la fantasia. Il cartone animato creato da una mente adulta per intrattenere i bambini con storie semplici e con disegni dai colori vivaci e dalle linee stilizzate, veicola l’immaginario del bimbo e lo ingabbia all’interno di un prodotto già definito. Il bambino non ha nulla da cercare, scoprire, inventare, perchè la sua mente viene attirata dalle immagini, dai colori proiettati sullo schermo, mentre non è ancora in grado di seguire, quando molto piccolo, la trama dell’episodio.

No alla tv prima dei 2 anni

A lanciare l’allarme contro la tv prima dei 2 anni è l’accademia Americana dei Pediatri. Gli studiosi ritengono infatti “nocivo” per il linguaggio stare troppo tempo davanti al piccolo schermo. Anche il coordinatore pedagogico Valerio Cevoli è convinto che tv e radio possano causare ritardi nel linguaggio. “Come è noto – spiega l’esperto – è importante comunicare in modo chiaro con il proprio bambino, senza utilizzare il cosiddetto”mammese” o “bambinese”. Oltre ad utilizzare un linguaggio fatto di parole reali, mamme e papà devono parlare al loro piccolo mantenendo con lui sempre un contatto visivo e cercando di evitare ogni tipo di interferenze. La tv può essere una distrazione e causare un ritardo nel linguaggio. Sconsiglio dunque di proporre cartoni animati a bimbi piccoli, mentre ritengo costruttivo ed educativo, in particolare verso i 3 anni, ma addirittura prima, leggere racconti al bambino coinvolgendolo attivamente nel dialogo. Un libro – conclude l’esperto – a differenza di tv e radio ha la capacità di interrogare il bambino, di farlo sentire protagonista“.


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Al compimento dei 3 anni via libera a cartoni animati dagli episodi brevi

La tv è un’alleata dei genitori. Viene chiamata la baby sitter del terzo millenio e alcuni, ironicamente, la definiscono addirittura una “seconda mamma“, perchè è in grado di intrattenere il bambino, di mantenerlo calmo, di “ipnotizzarlo” permettendo ai genitori di sbrigare una serie di attività senza essere disturbati: mettere via la spesa, cucinare, fare una telefonata all’amico che non si sente da tempo. Una scorciatoia che, come abbiamo visto,  è però importante usare con cautela, evitandola prima che il bambino abbia l’età per frequentare la scuola dell’infanzia. Dopo i 3 anni i cartoni animati, invece, si possono proporre, ma sempre con moderazione. Il tempo è infatti un altro elemento da non sottovalutare. E’ fondamentale non proporre più di 60 minuti di tv, distribuiti nell’arco della giornata, a bambini dai 3 ai 6 anni e questo per evitare nel piccolo problemi e disturbi dell’attenzione. Gli episodi devono inoltre essere brevi, ed il cartoon proposto deve avere un aggancio ed un legame con la vita reale, con le semplici esperienze che il bimbo vive quotidianamente. La televisione in camera dei più piccoli è dunque caldamente sconsigliata, meglio nel salotto di casa per dare a mamma e papà la possibilità di definire un limite massimo di tempo dedicato ai media e di controllare sempre che il cartone animato scelto dal bambino sia adatto alla sua età.

 

Marina Rosti

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