L'incompatibilità materno-fetale: gruppo sanguigno diverso tra mamma e bimbo, quali i rischi e come comportarsi.
L’incompatibilità materno-fetale riguarda la differenza di gruppo sanguigno, con particolare attenzione per il fattore Rh di mamma e bimbo. Il test di Coombs contrasta un’eventuale malattia emolitica o anemia del feto, che nei casi più rari e gravi potrebbe portare alla morte intrauterina. In cosa consiste il test di Coombs e quando farlo ve lo spiegheremo più avanti.
Come anticipato, l’incompatibilità di gruppo sanguigno tra mamma e feto acquisisce toni più severi in presenza di una differenza di fattore RH tra i due futuri genitori, precisamente quando una madre con gruppo sanguigno RH negativo concepisce un figlio RH positivo come il padre. Esistono altri casi in cui l’incompatibilità materno-fetale non è determinata dal fattore RH, e si parla di incompatibilità AB0.
Ogni gruppo presenta anticorpi contro gli altri gruppi sanguigni:
– il gruppo A contiene anticorpi anti-B e reagisce contro i gruppi B e AB;
– il gruppo B contiene anticorpi anti-A reagendo contro i gruppi A e AB;
– il gruppo 0 contiene anticorpi anti-A e anti-B, contro i gruppi A, B e AB
Questo tipo di incompatibilità tra gruppi sanguigni ha conseguenze generalmente meno gravi. Prima che la medicina introducesse la profilassi, tale incompatibilità del fattore Rh riguardava un bambino su 100, oggi i casi sono molto meno frequenti.
[dup_immagine align=”alignleft” id=”250236″]All’inizio della gravidanza si effettuerà un primo esame per verificare il gruppo sanguigno e valutare la possibilità che il feto erediti il gruppo sanguigno del padre quando questo sia differente da quello della madre. L’organismo materno potrebbe identificare come estranei e, quindi, distruggere i globuli rossi del feto attraverso la produzione di appositi anticorpi detti anticorpi anti-D.
Dopo una prima verifica, si procederà con il test di Coombs indiretto che consiste in un semplice esame del sangue, passato dal Sistema Sanitario Nazionale e quindi gratuito, da effettuare entro il primo trimestre di gravidanza e ripetere alla ventottesima settimana di gestazione.
Il test serve per verificare se vi sia stato un contatto fra il sangue materno e quello fetale. In genere, non ci sono mai problemi alla prima gravidanza, maggiori criticità possono insorgere nelle successive gravidanza.
Quando una donna con fattore RH negativo è in stato interessante, le verrà prescritta un’immunoprofilassi che, come detto, dovrà essere eseguita tra le 28 e le 30 settimane di gravidanza, per contrastare l’eventuale insorgenza degli anticorpi anti-D. Consiste in un’iniezione praticata sulla spalla. Se tutto va bene, il Test di Coombs indiretto è negativo: ciò vuol dire che non c’è stato contatto tra sangue materno e fetale.
Vediamo più dettagliatamente i casi che potrebbero verificarsi se la mamma ha un gruppo sanguigno diverso:
1. se la mamma ha un fattore RH positivo sono meno frequenti i problemi di incompatibilità. Il test sarà ripetuto, per maggiore sicurezza, alla ventottesima settimana di gravidanza;
2. se la mamma ha un fattore RH negativo, il padre ha un gruppo sanguigno negativo e il Test di Coombs indiretto risulta negativo. In questo caso, l’esame sarà ripetuto per sicurezza alla ventottesima settimana di gravidanza, ma si presume che non ci siano problemi di incompatibilità fra i gruppi sanguigni materno e fetale;
3. se la mamma ha un fattore RH negativo, il gruppo sanguigno del padre è RH positivo e il Test di Coombs indiretto risulta negativo: in questo caso l’esame viene ripetuto ogni mese per monitorare che l’esito sia sempre negativo.
4. se la mamma ha un fattore RH negativo, il gruppo sanguigno del padre è RH positivo e anche il Test di Coombs risulta positivo.
Se l’esito fosse positivo, sarà necessario rivolgersi a un centro di secondo livello e monitorare il feto attraverso delle ecografie, per valutarne le condizioni. La madre dovrà sottoporsi a costanti prelievi per vedere quanto è severa la sua risposta e capire come progredirà la gravidanza.
Nel caso di positività del test di Coombs indiretto, lo spettro delle possibilità è piuttosto ampio: potrebbero esserci ripercussioni di ridotta importanza oppure altri più gravi con l’insorgenza di una “malattia emolitica” con il rischio grave di morte perinatale o eventuali danni cerebrali per il bambino appena nato.
Va però fatto un quadro generale sui rischi e questi sono piuttosto rassicuranti: si stima che l’1,2% delle donne gravide avrà anticorpi anti-D e di queste solo lo 0,4% avranno problemi per il feto. Tutto cambia da gravidanza a gravidanza, ovviamente.
Si consiglia sempre di consultare il proprio medico curante.
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