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Peer tutoring: metodologia peer to peer nella scuola

Il peer tutoring, o peer learning, è una modalità di insegnamento “tra pari”. È una proposta didattica per la quale in un gruppo omogeneo per età ed esperienza vengono individuati dei peer tutors, scelti e formati per avere ruolo di educatori. L’insegnante adulto viene messo in secondo piano e gli alunni diventano docenti l’uno per l’altro.

La tecnica, secondo alcuni recenti studi, ha moltissimi benefici. Permette infatti il potenziamento delle abilità individuali e agisce sull’autostima deli studenti. È inoltre utile per prevenire comportamenti socialmente negativi, come il bullismo.

Una modalità già utilizzata da tempo nelle scuole

La modalità didattica di peer education è in realtà sempre stata utilizzata nella scuola, soprattutto attraverso piccoli gruppi di lavoro. Spesso infatti viene chiesto agli alunni di approfondire degli argomenti o di compiere delle ricerche in gruppo. Qui ciascuno apporta il proprio contributo di competenza.

Pensiamo inoltre a quando, ad esempio, uno studente di una classe non ha ben compreso un argomento. Spesso si fa aiutare più volentieri da un compagno che non dal docente adulto. In questo caso non si può parlare di peer tutoring, ma il principio basilare è lo stesso. Si tratta infatti di un apprendimento che non parte da un adulto gerarchicamente percepito come superiore. Lo studente si troverà quindi spesso più a suo agio con un coetaneo.

L’educazione tra pari può essere però utilizzata come vero e proprio strumento didattico. In questo modo bambini e ragazzi mettono in campo le loro competenze ed i loro talenti. Scompare così il divario che spesso si crea con l’adulto e che a volte provoca frustrazione ed incomprensione.

Il peer tutoring è, a ben vedere, simile al metodo utilizzato nei materiali di lavoro per la scuola già da Maria Montessori. All’inizio del XX secolo, con classi numerosissime affidate all’insegnamento frontale di un solo docente, Maria Montessori elaborò proprio una metodologia fondata sul fatto che i bambini potessero lavorare in autonomia, se sostenuti da materiali idonei e un ambiente consono.

Come funziona il peer tutoring

Il principio base del peer learning è che la conoscenza si trasmette tra “pari grado”, cioè tra persone omogenee per età, status e problematiche. In un progetto di peer learning il primo step è proprio quello di formare dei gruppi simili e di individuare dei peer che svolgano il ruolo di tutor. I tutor non sono insegnanti, ma sono persone con cui intraprendere un attivo scambio di esperienze e di idee.

I tutor sono visti da chi impara come interlocutori degni di credibilità, proprio per il loro pari grado. Utilizzano infatti lo stesso linguaggio dei destinatari della loro comunicazione. I peer sono protagonisti della trasmissione della conoscenza, ma si pongono sullo stesso piano dei coetanei. Non esiste pertanto nessun giudizio e nessun rapporto gerarchico.

I peer devono naturalmente essere formati per svolgere il loro ruolo. La preparazione non verte tanto sui contenuti, quanto sulla capacità di comunicazione. Per un adolescente, ad esempio, potrebbe essere difficile parlare in pubblico o gestire le risposte alle domande.

Il ruolo dell’adulto nel peer tutoring

Il peer tutoring non rende inutile la presenza dell’insegnante adulto, annullandone l’autorità. L’educatore ha il solo ruolo di aiutare e facilitare l’interazione degli studenti.

Il docente adulto diventa così osservatore e non depositario e trasmettitore di conoscenze. Interviene dove è richiesto un supporto o per una difficoltà. Si tratta di fatto di uno strumento compensativo che racchiude in sè l’idea che l’insegnante aiuti il proprio alunno.

I vantaggi del peer tutoring

  • Il peer tutoring è una metodologia educativa che porta molti vantaggi. I peer vengono messi alla prova, migliorando la loro autostima. Anche le loro abilità relazionali e di comunicazione ricevono un grande beneficio.
  • I coetanei si sentono maggiormente a loro agio rispetto al rapporto con i peer, da cui non ricevono voti o giudizi. Sviluppano competenze e risorse, apprendendo più facilmente i concetti.
  • Nella comunicazione tra pari ognuno diventa soggetto attivo di sviluppo e di formazione. Gli alunni non sono dei “recettori” passivi di conoscenza ma si confrontano su punti di vista ed esperienze diverse.
  • La peer education stimola il rispetto reciproco e la cooperazione, ed è un valido modo (soprattutto tra gli adolescenti) per prevenire fenomeni negativi come il bullismo.
  • Poiché si svolge tra simili, il peer tutoring permette ai ragazzi di affrontare anche temi che difficilmente discuterebbero con gli adulti, come quello della sessualità.

Claudia Saredi

Mamma di due, appassionata viaggiatrice, sono nata in riva al Lago Maggiore e bergamasca d'adozione. Filosofa per formazione, avida lettrice e amante dei cammini, appena posso mi rifugio nei sentieri di montagna.

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Claudia Saredi
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