Una mamma con il suo bambino (ph. Unsplash)
Mamme attenzione: nel 2024 arriva l’assistente materna. Avrà il compito di assistere le madri per i primi sei mesi di vita del loro bambino. Nel progetto del governo Meloni l’assistente personale per le mamme sarà una figura non sanitaria, ma formativa, che si recherà a casa delle donne per insegnare loro come prendersi cura del neonato.
L’assistente materna spiegherà alle mamme come fare le cose più semplici: dal cambiare il pannolino a nutrire, coccolare o far dormire il proprio bambino. Ma anche come comportarsi quando il piccolo ha il singhiozzo o piange perché ha male al pancino. Lo scopo è sostenere le madri in una fase delicata del loro percorso, dove spesso si sentono isolate e insicure.
L’assistente materna sarà anche un punto di riferimento per eventuali problemi non medici e per individuare e segnalare casi di depressione post-parto. Questa figura professionale esiste già in Francia e nei Paesi nordici. È fondamentale perché aiuta le madri nei mesi più difficili della maternità, le sostiene, le fa sentire meno sole. Inoltre, le aiuta a gestire le piccole difficoltà quotidiane della maternità, facendole sentire meno inadeguate.
Contare su una persona esperta può fare la differenza. Pensiamo a quante volte le neomamme corrono dal pediatra anche se non c’è bisogno, per timori che sarebbero facilmente risolvibili a casa con aiuto di una persona che ha esperienza in fatto di bambini. Inoltre, questa figura potrebbe intercettare in anticipo eventuali problemi depressivi, i disagi della donna dopo il parto, e prevenire situazioni che potrebbero diventare anche pericolose sia per la mamma e sia per il bambino.
L’assistente materna non è una ostetrica né un’infermiera o una puericultrice. Non avrà bisogno di una laurea: per diventarlo potrebbe bastare un corso di formazione della durata di sei o nove mesi. Per ora l’idea è quella di un servizio su richiesta delle mamme. Ciascuna di esse potrebbe godere di una ventina di ore per i primi tre mesi, estendibili fino a sei. L’obiettivo è quello di avere tre assistenti materne ogni 20mila abitanti. Il numero delle mamme supportate, quindi, sarà diverso a seconda delle regioni.
La nuova figura professionale non è ancora operativa, ma è già al centro di mille polemiche. Le prime a ribellarsi sono state le ostetriche riunite nella Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica (Fnopo), che hanno scritto una lettera al ministero della Salute. Nella loro nota si legge: “Pur comprendendo il nobile fine di voler garantire un aiuto alle madri, non possiamo che esprimere la nostra più totale disapprovazione unitamente al nostro totale disappunto sulla questione”.
Il motivo: “Le cure post-natali a sostegno della neomamma rappresentano il ‘core’ dell’attività dell’ostetrica che, osservando e promuovendo la fisiologia, sa riconoscerne tempestivamente la deviazione e la comparsa di situazioni patologiche che possono richiedere l’intervento anche di altri specialisti”.
Nella lettera delle ostetriche si legge anche: “La competenza dell’ostetrica che si reca al domicilio delle neomamme, inoltre, può permettere di riconoscere tempestivamente situazioni di violenza domestica o di fragilità psico sociale e attivare conseguentemente percorsi adeguati multiprofessionali. A fronte delle succitate caratteristiche professionali, universalmente riconosciute e acquisite attraverso il percorso accademico, restiamo sconcertate e indignate di fronte al fatto che il decisore possa immaginare di poter creare nuove figure professionali che vanno, tra l’altro, a sovrapporsi per competenze a quelle già esistenti”.
Foto copertina: Unsplash
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