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Le adozioni a distanza

Ci sono molti modi per aiutare chi ha bisogno e, grazie a Dio, uno degli aspetti positivi del progresso e della globalizzazione che caratterizza la nostra società, è che questo diventa sempre più semplice. Uno di questi modi, assai diffuso e “popolare” negli ultimi anni, è quello delle adozioni a distanza o, per usare un termine più corretto, quello del sostegno a distanza, dato che l’operazione non comporta alcun vincolo giuridico che si possa qualificare come “adozione”. I termini di questo semplice ma importantissimo gesto di solidarietà umana sono riconducibili ad un schema consolidato e comune: una associazione, laica o religiosa, raccoglie l’adesione di singoli o di famiglie che si impegnano a sostenere un individuo, nella stragrande maggioranza un minore, attraverso il versamento periodico ma costante di una piccola cifra destinata alla copertura di un certo bisogno, allo sviluppo di un progetto – per esempio educativo – o semplicemente a contribuire alla quotidianità del ragazzo e, spesso, anche della sua famiglia. Un gesto piccolo, dicevamo: ma dalla portata grande come il mondo intero e capace di donare molto non solo a chi riceve il sostegno, ma anche e soprattutto di chi lo fa.


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Le Associazioni per le Adozioni a distanza

I primi progetti di sostegno a distanza risalgono all’inizio del XX secolo ed erano nella stragrande maggioranza veicolati dai missionari che si recavano in Africa o in Asia. In Italia la pratica fu introdotta negli anni ’60 grazie soprattutto all’opera del PIME, il Pontificio Istituto per le Missioni Estere, e che col tempo ne ha dato la conosciuta strutturazione attuale, passando da un sostegno alle emergenze rilevate dal missionario nella sua opera ad un diretto e spesso quotidiano aiuto economico rivolto ad uno specifico ragazzo o progetto. E’ in questo periodo che il sostegno a distanza si è principalmente rivolto ai minori. La cosa si è rapidamente diffusa, testimoniando che il “donare” è qualcosa che l’uomo sente in sé connaturato come un bisogno, attraverso il sorgere di circa un migliaio di associazioni sia strutturate e di grande dimensioni, sia piccole e spesso “artigianalmente” legate ad un singolo progetto e che in Italia si dividono sostanzialmente al 50% fra cattoliche e laiche. Un recente rilevamento dell’ISTAT ha mostrato come in Italia siano attivi oltre un milione di adozioni a distanza, un numero impressionante la cui stima è certamente per difetto, dato che i dati considerati erano relativi solo alle 20 organizzazioni più attive ed estese del nostro paese, fra cui AVSI, Save the Children, Terre des Hommes, Amici dei Bambini, Sant’Egidio, Action Aid fino ad Unicef, leader del settore, attiva fin dal 1946 con adozioni in 156 paesi del mondo.


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Adozioni a distanza in Africa, Asia, Sudamerica ma anche in Italia

Un ultimo dato interessante: stanno sempre più prendendo piede le cosiddette “adozioni in vicinanza“, ovvero il sostegno a bambini italiani in difficoltà, segno di come la crisi stia solcando anche il tessuto sociale della nostra nazione ma anche di come la solidarietà sia spesso la più efficace delle risposte. Insomma, esiste certamente la necessità di verificare che i progetti di adozione cui si aderisce siano effettivi e credibili e che le associazioni che li propongono siano trasparenti ed affidabili. Ma, anche se si sono verificati in passato in Italia casi controversi, la stragrande maggioranza delle organizzazioni – piccole o grandi che siano – svolge un effettivo ed enorme servizio in aiuto dei più piccoli e dei più deboli. Per questo vanno sostenute: il costo sarà irrisorio e l’effetto per chi dona sbalorditivo. Un dato infatti strabilia: nonostante la crisi che attanaglia il nostro paese, sono pochissimi i casi in cui il sostegno viene interrotto: quando leggi una lettera di un bambino che ti racconta cosa ha fatto con i pochi soldi che invii lo vedi crescere nelle foto che ti manda, l’ultima cosa che faresti è tagliare quella spesa. Te lo dice il cuore.

Anna Invernizzi

Classe 1972, cinque figli e una vita intensa. Laureata in Economia, impiegata, scrivo per passione su tutto quello che mi interessa. In particolare creo contenuti a tema cucina e lifestyle.

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Anna Invernizzi

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