Gravidanza anticipata: l’iter da seguire per richiederla

In caso di gravidanza a rischio o di incompatibilità tra le mansioni da svolgere al lavoro e lo stato della donna, alla futura mamma spetta per legge la maternità anticipata.

03/11/2014

Tutte le donne sognano una gravidanza serena e in perfetta salute. Molte sperano addirittura di stare così bene da poter andare in ufficio fino all’ottavo mese di gestazione compreso e di lavorare al pc della loro scrivania in compagnia del loro bel pancione (per lavorare un mese in più il ginecologo deve attestare le buone condizioni di salute della donna). Non sempre, però, questo è possibile. Alcuni lavori sono infatti considerati a rischio per le donne in dolce attesa.

Quando la maternità anticipata è obbligatoria

Alle future mammine, in alcuni specifici casi, spetta per legge la maternità anticipata: le donne in attese di un bebè che si trovano in condizioni di lavoro o ambientali pregiudizievoli e che non possono essere spostate su altre mansioni devono infatti essere esonerate dal lavoro. Anche alle donne, che pur svolgendo un lavoro compatibile con il loro stato, si trovano in condizione di gravidanza a rischio per patologie legate alla gestazione, o nel caso di gravi complicanze della gestazione devono, per legge, trascorrere i mesi che le separano dal parto a casa.


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Come richiedere l’astensione al lavoro

La prima cosa da fare, quando si avvertono dolori, quando si notano perdite sugli slip o quando la nausea è così insopportabile da non riuscire ad alzarsi dal letto è contattare il proprio ginecologo di fiducia. Sarà lui a stabilire se si tratta di disturbi passeggeri o se è invece importante che la donna si prenda un periodo di riposo e di assenza al lavoro. Quando i problemi non consentono il rientro in ufficio sarà proprio il ginecologo a fare richiesta di maternità anticipata precisando le condizioni di salute della donna. A quel punto la futura mamma, per ottenere l’interdizione anticipata dal lavoro, deve recarsi nella sede di competenza dell’Ispettorato del Lavoro e deve portare con sè un certificato originale del ginecologo del servizio sanitario nazionale (oltre a una fotocopia se il certificato è rilasciato da un medico privato) che attesti lo stato di gravidanza e la data presunta del parto nonché il termine della prognosi e la diagnosi in caso di gravidanza a rischio.  Quando non è la gravidanza ad essere in pericolo ma è l’ambiente di lavoro non idoneo ad ospitare una donna in dolce attesa, all’Asl di competenza, sempre su richiesta dell’Ispettore al lavoro, spetta una verifica della presenza delle condizioni di rischio sul luogo di lavoro e la compilazione di un rapporto una volta effettuato il sopralluogo. Le donne che hanno ottenuto la maternità anticipata, è bene precisarlo, non devono restare a casa in attesa di una visita del medico del lavoro- solitamente entro 7 giorni avviene l’approvazione della domanda di maternità anticipata. Certo è che tutte le future mammine a cui è stata riscontrata una gravidanza a rischio per via della placenta bassa o di eccessive contrazioni uterine devono riguardarsi e godersi il meritato riposo, dedicandosi magari alla lettura di un buon libro o ricamando al punto croce bavagline per il nascituro. Bandite, insomma, tutte attività fisiche impegnative (la pulizia dei vetri di casa può aspettare, così come la riorganizzazione degli armadi o della cantina).

Retribuzione garantita

La crisi economica e le future spese per il bambino spaventano le donne in dolce attesa? Timore infondato. L’interdizione anticipata dal lavoro prevede, infatti, che alle future mamme lavoratrici venga regolarmente erogata una retribuzione pari a quella per l’astensione obbligatoria che equivale all’80% dello stipendio (in alcuni casi addirittura del 100%).