La dislessia è caratterizzata da una più o meno marcata difficoltà di lettura in modo fluente e corretto; questa patologia risulta spesso associata anche ad una forma di disgrafia (difficoltà nel movimento fino-motorio della scrittura, grafia disordinata, a volte illeggibile) a disortografia (difficoltà di tipo ortografico con evidenti errori ortografici) e a discalculia (deficit nelle abilità numeriche e di calcolo).
[dup_immagine align=”alignleft” id=”100140″]Questi deficit di apprendimento (DSA) non compromettono il funzionamento intellettivo generale, ma sono disturbi di natura neurobiologica, determinati cioè da una variazione nel funzionamento dei neuroni delle aree cerebrali correlate quindi alla lettura, alla scrittura e al calcolo.
La dislessia nello specifico non è una malattia ma è trasmessa ereditariamente e quindi ha un’incidenza familiare.
Il bambino che soffre di dislessia ha quindi difficoltà nel compiere atti che normalmente sono degli automatismi ed è per questo che accanto al disagio prettamente funzionale si associano sintomi psicologici come un senso di inferiorità, inadeguatezza e vergogna, ma sta sia nell’atteggiamento proattivo e professionale degli insegnanti e sia con la comprensione e la pazienza in famiglia la chiave positiva per non farlo sentire “diverso” dagli altri suoi coetanei.
Un bambino dislessico non è infatti poco attento, svogliato e ribelle, anzi è un bambino intelligente vivace e creativo, ha solo bisogno di essere supportato e guidato nel modo giusto per sopperire ai suoi deficit.
Cito solamente un dato statistico facendo presente che in Italia il fenomeno riguarda circa il 4% degli scolari, ma purtroppo bisogna anche sottolineare che la diagnosi di questo disturbo spesso non è né tempestiva, né corretta e il comportamento del bambino viene definito spesso e volentieri “svogliato e poco attento” quando in realtà il problema è più complesso.
Sono lenti nella lettura e nella scrittura, spesso sia in lettura che in scrittura invertono lettere, numeri, possono omettere parole o scriverle più volte,possono aver difficoltà a memorizzare nuove parole, non riescono a prendere appunti, si confondono per quanto riguarda i rapporti spaziali (destra-sinistra, lettura orologio, oggi-domani), possono avere grosse difficoltà a compiere semplici atti motori come allacciarsi le scarpe, difficoltà di attenzione e di concentrazione che li portano ad essere disorganizzato sia a scuola e sia in ambiente ricreativo o familiare.
La diagnosi deve essere fatta da professionisti del settore, che, lavorando in equipe e in sinergia, devono trovare il modo più adatto per aiutare i bambini dislessici; è auspicabile quindi un intervento multidisciplinare che vede diverse figure coinvolte quali il Neuropsichiatria Infantile, lo Psicologo e il Logopedista.
Quest’ultimo professionista andrà a formulare dei programmi riabilitativi da fare presso centri o anche esercizi da compiere quotidianamente a casa.
Quando parlo di tempestività mi preme sottolineare che già alla fine del primo anno di scuola primaria
si possono osservare alcune caratteristiche del bambino che, insieme ad altri indicatori possono far scattare nei familiari dei campanelli di allarme.
[dup_immagine align=”alignright” id=”100138″]Una volta ottenuta una corretta diagnosi si possono ottenere delle agevolazioni e modifiche per quanto riguarda la didattica, come scritto nelle direttive Ministeriali (Prot. n. 4099/A/4), ciò vuol dire avere a tutti gli effetti un insegnante di sostegno, ma in questo caso il quadro italiano è molto disomogeneo e non tutte le regioni e province lo contemplano purtroppo, tempi più lunghi per sostenere un esame, e l’uso come vedremo in seguito di strumenti compensativi.
Non farlo leggere a voce alta in classe, non renderlo ridicolo agli occhi dei suoi compagni, non paragonarlo a nessun altro, e non farlo semplicemente copiare dai compiti eseguiti dagli altri o dalla lavagna stessa;
Che il bambino dislessico compierà notevoli progressi se si usano dei piccoli accorgimenti quali per esempio, l’uso di schemi mentali, schemi riassuntivi, esempi concreti, rappresentazioni grafiche, ed esercitazioni pratiche.
Anche strumenti compensativi quali l’uso di PC con videoproiettore, lavagna interattiva multimediale, cd, dizionario elettronico, Internet, traduttori, registratori, uso di software specifici (in commercio ne esistono moltissimi) si rivelano estremamente utili.
È possibile riscontrare la dislessia anche negli adulti: se sono stati bambini dislessici, lo saranno anche da adulti ma sicuramente nel tempo avranno sviluppato delle strategie personali per compensare le loro difficoltà nel quotidiano, ma non possiamo stimare con certezza quanti ne soffrano in quanto i servizi diagnostici in ambito evolutivo non possono prendere in carico soggetti che hanno superato i 18 anni, in genere poi i servizi che eseguono diagnosi neuropsicologica nell’adulto è difficile che si occupano di dislessia.
Comunque gli adulti dislessici seppur a fatica riescono a portare a termine corsi di laurea importanti e a lavorare tranquillamente.
Termino affermando che la dislessia non deve far sentire a disagio né la famiglia né il bambino stesso e che questa patologia non è una malattia, ma ha a che fare con l’apprendimento: il loro è solamente diverso e speciale!
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