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Come aiutare i bambini con le prime parole

La cosa più bella per un genitore è sentire il proprio piccolo che pronuncia “ma” o “pa”; è un’ emozione fortissima, e qualsiasi sillaba o piccola parola che pronuncia dobbiamo sempre incoraggiarlo guardandolo negli occhi e  battendogli le mani sorridendogli

I bambini cominciano a pronunciare suoni di senso compiuto intorno ai dieci mesi ma inizierà molto prima con delle vocalizzazioni; in ogni caso bisogna rinforzarlo positivamente.

Per parlare al bambino gli adulti, genitori inclusi, hanno due metodi, quello normale e il bambinese.

Con il primo, usando quindi un lessico adulto, il piccolo sarà dapprima un pò spaesato ma con il grande vantaggio che imparerà da subito l’uso corretto delle parole per indicare oggetti, nomi di persone, ecc.

Con il secondo metodo (parole storpiate, uso di mimica infantile, vezzeggiativi, ecc), i suoni che lui ripeterà saranno facilitati, ma in futuro farà molto più fatica.

L’ottimo ovviamente è l’uso di un linguaggio misto che prevede sia una corretta informazione sul nome esatto delle cose unita al linguaggio più semplice come del resto è il suo.

In ogni modo bisogna incoraggiarlo e mai forzare i suoi tempi, in questo modo lo si frena, lo si scoraggia e lui smetterà di sperimentarsi.

Un metodo utile  si ottiene con l’ascolto della musica e dei suoi ritmi; il ritmo associato alla parola e poi alla ripetizione sembra infatti molto efficace e insieme divertente per loro.

Le tappe per imparare a parlare

Ma vediamo nel concreto che tappe deve superare il piccolo:

  • Verso i 6/7 mesi c’è la fase della lallazione, ovvero la produzione e la ripetizione di sillabe (es. ma, pa, la, ecc) da stimolare anche attraverso il maternese.
  • Verso i 12 mesi  le produzioni vocali del bambino diventano sempre più intenzionali e ricche di significato. A volte, si possono distinguere dei veri e propri “discorsi”, non costruiti con parole, ma attraverso la melodia della voce e con suoni articolati.
  • Fra i 12/18 mesi  il bambino ascolta e capisce ciò che gli viene detto .

Ovviamente ogni piccolo avrà i suoi tempi nel raggiungimento di queste fasi  e non bisogna farlo sentire inadeguato se non riesce a produrre quello che nel nostro più intimo vogliamo.

Aiutiamolo, rinforziamolo, diamogli sempre nuovi stimoli in modo che la sua intelligenza fiorisca nel migliore dei modi e soprattutto un ambiente sereno dove sperimentarsi senza sentirsi addosso gli occhi di parenti che lo incitano a fare sempre meglio.

Ricordiamoci che anche se è un bambino, è un piccolo individuo dotato di emozioni e sentimenti e la sua produzione linguistica è vulnerabile al contesto dove vive che, ripeto, deve essere il più sereno possibile.

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