Paracapezzolo, come scegliere quello giusto

Solitamente sono consigliati come il rimedio per facilitare l'allattamento naturale quando provoca dei disagi, ma non tutti sono d'accordo.

06/02/2015

Pur essendo una delle cose più naturali e meravigliose dell’essere mamma, l’allattamento al seno non è sempre facile come si potrebbe pensare. Può bastare davvero un’inezia per rovinare un momento così emozionante, provocando dolori alla neo-mamma e difficoltà nell’alimentarsi al bebè. E’ sufficiente, infatti, una posizione sbagliata nell’allattare, un modo non corretto del bambino di attaccarsi al seno ed ecco che la donna può farsi cogliere dal panico al punto da decidere di interrompere l’allattamento al seno e di passare immediatamente al latte artificiale.

Un rimedio anti-dolore

Una delle principali conseguenze di un attaccamento scorretto al seno è il dolore ai capezzoli che può persistere e addirittura provocare le ragadi, veri e propri tagli con fuoriuscita di sangue. Questo può dipendere dal fatto che il bimbo si trovi in una posizione sbagliata oppure che è troppi piccolo e non riesce a prendere in bocca una buona parte di seno (deve ciucciare il latte attaccandosi alla mammella della mamma e non soltanto al capezzolo). In casi del genere può venire in nostro aiuto il paracapezzolo  che va scelto della misura giusta. Ciò vuol dire che dovrà coprire bene il capezzolo e la tettarella sarà appena un pochino più corta del palato del bambino. Prima di utilizzarlo, lo bagniamo in acqua calda per farlo ammorbidire, lo stiriamo e quindi lo indossiamo centrando il capezzolo con la tettarella. Il silicone riscaldato fungerà quasi da scotch sulla nostra pelle in modo che durante l’allattamento non ci sarà bisogno di tenere il paracapezzolo. Inoltre  il calore stimolerà la fuoriuscita di latte che riempirà lo spazio tra il capezzolo e la punta della tettarella così che il bambino sarà a proprio agio fin dalle prime poppate. In commercio ne esistono di marca e tipo diversi. Per esempio quelli Mam realizzati in SilikonSeta, brevettato dal brand, morbido e vellutato. Inoltre sono a forma di farfalla che permette al mento e al naso del bambino di restare sempre a contatto con la pelle della mamma. Infine presentano due tagli verticali per garantire al bebè di partecipare alla regolazione del flusso di latte: schiacciando di più i tagli si aprono e lasciano passare una maggiore quantità di latte. Un altro brand noto è Nuk, paracapezzoli in lattice con un design che garantisce il contatto pelle a pelle tra la mamma e il bebè, materiale ultrasottile e aderente. Anche la Chicco e l’Avent, altre marche specializzate nel settore, propongono prodotti del genere.


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C’è chi dice no

Ma c’è anche chi sconsiglia l’utilizzo del paracapezzoli, asserendo che non risolverebbe affatto il problema delle ragadi (meglio una crema cicatrizzante), che non aiuterebbe il bambino ad abituarsi ad attaccarsi al seno della mamme e che addirittura non lo aiuterebbe nella crescita fondamentale dei primi mesi, piuttosto farebbe perdere peso dal momento che ostacolerebbe la fuoriuscita di latte. Se avete dubbi, in ogni caso, rivolgetevi al vostro medico!