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Una pillola per diventare più buoni

Oggi di pillole ce ne sono tante, per ogni cosa. O quasi. E l’ennesima potrebbe arrivare dagli Stati Uniti, dove un gruppo di ricercatori della University of California di Berkeley e dell’Università di San Francisco sta cercando di sviluppare quella che è già stata chiamata la pillola della bontà. Di cosa si tratta lo dice il nome stesso. E’ una pillola che dovrebbe rendere l’individuo che la assume più buono di carattere, più compassionevole. Il tutto aumentando l’empatia nei confronti del prossimo. La compassione è qualcosa che accompagna l’uomo da milioni di anni ed è precedente allo sviluppo delle capacità cognitive e della parola secondo una tesi sostenuta dalla studiosa dell’evoluzione umana Penny Spikins, dell’Università di York.

Secondo la studiosa alcune ricerche evidenzierebbero come gli esseri umani che hanno vissuto più di 3 milioni di anni fa si siano curati e aiutati a vicenda per sopravvivere prima ancora di imparare a parlare, una cosa appresa molto più tardi, circa 150mila anni fa: proprio questo può avere aiutato intelligenza e ragionamento ad evolversi. L’Homo ergaster, vissuto 1,5 milioni di anni fa, curava i malati mentre l’Homo heidelbergensis, 450 mila anni fa, si prendeva cura dei bambini disabili.

La fase di sperimentazione della pillola ha per ora preso in esame un campione di 35 individui, 18 dei quali donne. Divisi in due gruppi, a un gruppo è stata data la pillola; al secondo un placebo. A entrambi i gruppi è poi stato chiesto di dividere una data somma di denaro con un’altra persona. I ricercatori hanno così potuto evidenziare che il gruppo che aveva assunto la pillola divideva il denaro in maniera più equa di chi aveva assunto il placebo. A spiegare il fenomeno la ricercatrice Ming Hsu: “Di solito pensiamo all’equanimità come una caratteristica stabile della nostra personalità. Il nostro studio non rifiuta questo concetto, ma mostra come questo tratto del carattere possa essere sistematicamente influenzato prendendo di mira alcune specifiche vie neurochimiche nel cervello umano”.

Ingrediente di base della pillola della bontà è il tolcapone, un composto che prolunga gli effetti della dopamina, la molecola creata dal cervello che viene associata ai sentimenti della ricompensa e della motivazione. Agendo sull’equilibrio chimico del cervello, la dopamina influenza il comportamento sociale, la nostra capacità decisionale e la personalità stessa dell’individuo. Per gli studiosi che stanno proseguendo il progetto, se la sperimentazione avrà buon fine, la pillola potrebbe essere usata per patologie gravi con importante impatto sociale, come schizofrenia e dipendenze.

Giovanna Maggiori

Giornalista freelance e web editor, per Unadonna ha scritto soprattutto di ricette e consigli di cucina, sua grande passione.

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Giovanna Maggiori

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