Tannini: cosa sono, dove si trovano e a cosa fanno bene?
Ti piace il vino? Ami in particolare i vini rossi? Avrai sicuramente sentito parlare dei tannini. Queste sostanze hanno delle caratteristiche particolari e diverse proprietà benefiche per l’organismo.
I tannini sono composti chimici naturali appartenenti alla famiglia dei polifenoli. I polifenoli, lo ricordiamo, sono molecole di origine vegetale che aiutano a contrastare l’invecchiamento cellulare. I tannini sono presenti in numerose piante e nelle loro componenti: corteccia, legno, foglie, frutti, rizomi e radici.
La prima testimonianza storica relativa ai tannini è del 1796. Il termine è stato utilizzato per descrivere una sostanza chimica di origine vegetale, utile nell’attività di lavorazione delle pelli, in particolare nella trasformazione della pelle in cuoio. I tannini, infatti, rendono il cuoio resistente all’acqua e gli conferiscono il caratteristico “profumo di cuoio”.
I tannini sono presenti in tutti quegli alimenti che – quando li mangi – lasciano in bocca una sensazione di secchezza, amarezza e ruvidità, come nel caso della frutta acerba.
Si trovano anche in bevande come vino, birra, caffè, tè, nella verdura (ad esempio negli spinaci) e nei cereali (orzo, sorgo).
Per quanto riguarda la frutta, ci sono tannini in molti tipi di frutta fresca:
Sono presenti anche nella frutta secca (noci, mandorle) e in altri alimenti come cioccolato fondente, salvia, cannella, uvetta e fagioli. Queste sostanze si trovano, infine, nelle cortecce di alberi come quercia, castagno, abete e acacia.
I tannini nel vino meritano un discorso a parte. Infatti, sono una componente naturale del “nettare degli dèi”. Li troviamo nelle bucce d’uva, nei vinaccioli (i semini all’interno dell’acino) e nel raspo (la parte lignea del grappolo). Dopo aver bevuto un sorso di vino rosso senti la bocca secca e amara? Questa sensazione è dovuta proprio all’azione dei tannini, che conferiscono al vino astringenza e, in qualche caso, amarezza.
Queste molecole svolgono soprattutto un’importante funzione di conservazione del vino, oltre ad influire sull’intensità del colore, a causa della macerazione del mosto a contatto con le bucce (ricche dei migliori tannini). I tannini sono presenti in quantità trascurabili nei vini bianchi e in quantità più abbondanti, invece, nei vini rossi e in particolare: Nebbiolo, Brunello di Montalcino, Sagrantino, Aglianico e Cabernet Sauvignon.
Più un vino è invecchiato, maggiore sarà l’intensità dei suoi tannini e anche la sensazione di bocca asciutta dopo averlo bevuto. Caratteristica che potrai apprezzare abbinando un vino “tannico” a brasati, bistecche ricche di succo o pasta al ragù.
Assunti per via orale (bevande, tisane, alimenti), i tannini raggiungono intatti l’intestino. Qui vengono trasformati dalla flora batterica e possono esercitare la loro azione benefica: astringente, antidiarroica, antinfiammatoria, antibatterica, antiossidante ed emostatica.
I tannini, innanzitutto, sono un valido alleato nel combattere la diarrea. Ciò avviene grazie alla formazione di uno strato protettivo di proteine coagulate sulla mucosa intestinale. Questa barriera protettiva riduce lo stimolo alla peristalsi intestinale, limita il passaggio dei microrganismi patogeni e inibisce l’azione delle proteine infiammatorie.
Nella mela cruda, ad esempio, i tannini appaiono quando la polpa grattugiata del frutto sbucciato viene lasciata scurire. La mela, servita in questo modo, aiuta a curare la diarrea. La presenza di tannini aumenta, poi, se la mela viene cotta.
Nel tè nero e nel tè verde, la concentrazione di queste molecole (e quindi il suo potere astringente per trattare la diarrea) aumenta quando il tè viene lasciato riposare più a lungo, una volta preparato.
L’azione antiossidante dei tannini protegge le cellule dai radicali liberi e quindi riduce il rischio di malattie degenerative. L’azione antiossidante contribuisce anche ad abbassare i livelli di colesterolo “cattivo” e a ridurre l’infiammazione della mucosa intestinale, in caso di gastroenterite.
Inoltre, i tannini rendono più veloce la guarigione di ferite e ustioni, grazie alla loro funzione cicatrizzante, e aiutano a fermare le emorragie. I tannini sono tra gli ingredienti di numerosi cosmetici e prodotti curativi. Li troviamo, ad esempio, nelle pomate contro le emorroidi, nelle creme per trattare acne e dermatite seborroica e nelle creme viso per pelli grasse, per combattere l’eccesso di sebo.
Li troviamo, inoltre, negli shampoo per ridurre la formazione della forfora e nelle creme solari. Se hai i capelli crespi, puoi provare dal parrucchiere il trattamento lisciante al tannino (estratto dalle bucce d’uva, dal castagno e dalla quercia), la cui efficacia dura tra i tre e i sei mesi.
Ratania e tormentilla sono piante con un buon contenuto di tannini. Puoi acquistarle in erboristeria per preparare degli infusi o utilizzarle in altri modi per beneficiare delle loro proprietà. L’infuso a base di ratania (Krameria triandra) si prepara con 20 grammi di radice polverizzata per litro d’acqua.
L’infuso di ratania è indicato contro diarrea ed emorroidi, per l’insufficienza venosa e la fragilità capillare. Lo stesso infuso può essere usato per effettuare sciacqui o gargarismi in caso di afte, stomatiti o altre infiammazioni del cavo orale.
Puoi utilizzare la stessa procedura per preparare una tisana a base di tormentilla (Potentilla erecta). Anche in questo caso la tisana si rivelerà utile contro diarrea, emorroidi e altri disturbi gastrointestinali. Puoi usare il liquido ottenuto anche per fare degli impacchi per la detersione di piaghe e ferite esterne.
I tannini, se ingeriti in quantità eccessive, diventano tossici e anti-nutritivi. Dosi elevate di alimenti ricchi di tannini possono, ad esempio, inibire l’assorbimento di sali minerali come ferro, zinco e di alcune vitamine. Nel caso del tè, l’aggiunta di latte o limone aiuta a ridurre questo effetto negativo.
Queste molecole possono inoltre diventare irritanti per le mucose dell’apparato digerente e tossiche per il fegato. Assumere i tannini in maniera eccessiva e continuativa può dunque causare disturbi alla digestione, può ridurre la salivazione e l’effetto lubrificante che essa comporta. Evita il consumo eccessivo di tannini anche se soffri di stipsi o costipazione.
Foto credit: cottonbro da Pexels
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