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Parabeni: conoscerli per evitarli

Pericolosi o innocui?

Il dibattito sui parabeni, molecole ad azione fungicida e battericida utilizzate nell’industria cosmetica, ma anche farmaceutica e alimentare, è sempre acceso, tuttavia come molto spesso accade probabilmente anche in questo caso la verità sta nel mezzo.

Per un uso e un “non uso” consapevole, ecco tutto quello che c’è da sapere su di loro: che cosa sono, a che cosa servono, quali tipologie e in che quantità sono presenti nei prodotti di bellezza e per l’igiene personale e la normativa che ne regola l’impiego.

Identikit dei parabeni e uso in cosmetica

I parabeni utilizzati in ambito commerciale sono molecole di origine sintetica che svolgono un’azione antibiotica e antimicotica grazie alla capacità di contrastare l’insorgere e il proliferare di lieviti, muffe e batteri.

Impiegati in numerosi settori, dal farmaceutico all’alimentare, sono particolarmente diffusi nell’industria cosmetica, anche se in seguito a diverse controversie sulla loro innocuità l’uso è si è drasticamente ridotto: i prodotti che li contengono sono passati infatti dall’essere il 90% del mercato globale al 44%, con una concomitante crescita di quelli cosiddetti paraben free.

I parabeni che si possono trovare nei cosmetici sono 4-hydroxybenzoicacid, methylparaben, potassium ethylparaben, potassium paraben, sodium methylparaben, sodium ethylparaben, ethylparaben, sodium paraben, potassium methylparaben, calcium paraben, butylparaben, propylaparaben, sodium propylaparaben, sodium butylparaben, potassium butylaparaben e potassium propylaparaben.

Inseriti nella categoria dei conservanti, nell’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) sono indicati con la lettera E maiuscola seguita da un numero progressivo da 214 a 219.

Quelli più diffusi nei prodotti di bellezza e per l’igiene personale sono:

  • etilparabene (E214), indicato anche ethylparaben (INCI), etil 4-idrossibenzoato, etil-para-ossibenzoato o paraidrossibenzoato d’etile, e il sale sodico etile-p-ossibenzoato (E215);
  • propilparabene (E216), indicato anche come propylparaben (INCI), propil p-idrossibenzoato, propil paraidrossibenzoato, nipasol e il sale sodico propile-P-ossibenzoato o para idrossibenzoato di propile (E217);
  • etilparabene (E218), indicato anche come methylparaben (INCI), metil p-idrossibenzoato, metil paraidrossibenzoato, Tegosept, Mycocten, Nipagina, e il sale sodico metil-p-idrossibenzoato (E219);
  • butilparabene, indicato anche come butylparaben (INCI), butil paraidrossibenzoato, butil p-idrossibenzoato.

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Parabeni: quali rischi?

Largamente utilizzati nell’industria cosmetica, come pure in quella farmaceutica e alimentare, i parabeni sono guardati dai consumatori con sospetto e in alcuni casi con vera e propria preoccupazione. Tuttavia, se è vero che la materia è tuttora oggetto di indagine da parte della comunità scientifica, alcune posizioni allarmiste vanno ridimensionate.

Per quanto riguarda la relazione tra i parabeni contenuti nei cosmetici topici e il tumore al seno ipotizzata da Philippa Darbre nel 2004, studi successivi hanno escluso qualsiasi tipo di nesso causale. Peraltro, la ricerca di Darbre è stata fin da subito fortemente criticata dalla comunità scientifica perché condotta con gravi mancanze metodologiche e caratterizzata da fallacie evidenti.

Il ruolo di interferenti endocrini dei parabeni è stato invece riconosciuto dalla UE, perché è stata provata la loro potenziale capacità di “mimare” chimicamente gli estrogeni, creando interferenze con il sistema ormonale. Tuttavia, numerosi studi successivi hanno altresì dimostrato che detta attività estrogenica è 1/100.000 volte inferiore a quella dell’estradiolo e dell’etinilestradiolo delle pillole anticoncezionali, considerate sicure. Poiché approfondimenti sono ancora in corso, alcuni paesi hanno deciso di applicare il “principio precauzionale” per bambini e infanti, sconsigliandone l’uso in particolar modo nel caso di ferite e lacerazioni dell’epidermide.

Infine, per ciò che concerne l’azione allergenica dei parabeni, la sua portata è ancora in fase di valutazione, anche se sembra appurato un nesso di causa ed effetto sulle pelli alterate, in virtù dell’elevato potere penetrante di queste molecole sintetiche, e un processo di sensibilizzazione conseguente a un uso continuo e prolungato.

 

La normativa vigente

I parabeni nell’Unione Europea sono sottoposti a un disciplinare approvato dal Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori (CSSC) che stabilisce quali tipologie, in che quantità e a che condizioni possono essere utilizzate per essere considerati sicuri.

A seguito di studi continui e approfonditi, è stata così decisa la cancellazione di una serie di parabeni dall’elenco di quelli ritenuti non dannosi per la salute dell’uomo e l’ambiente e si è proceduto a fissare le percentuali di tolleranza di quelli consentiti.

A oggi, dunque, per 4-hydroxybenzoicacid, methylparaben, potassium ethylparaben, potassium paraben, sodium methylparaben, sodium ethylparaben, ethylparaben, sodium paraben, potassium methylparaben e calcium paraben la concentrazione massima in un prodotto riferita a ciascuna sostanza è pari allo 0,4%, mentre per butylparaben, propylaparaben, sodium propylaparaben, sodium butylparaben, potassium butylaparaben e potassium propylaparaben è dello 0,14% per ciascuna sostanza o la loro somma. Infine, la somma delle concentrazioni di tutti i parabeni contenuti in un dato cosmetico non può superare lo 0,8%.

Silvia Artana

Redattrice dai mille interessi scrive per le seguenti categorie tematiche: Turismo, Moda e Bellezza, Lifestyle, Cinema e TV. Ha anche maturato esperienza come Content Specialist, Web Content Editor e Ghostwriter.

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Silvia Artana

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