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Ipotiroidismo: un problema principalmente “femminile”

Avete mai sentito parlare di ipotiroidismo? Scopriamo di che cosa si tratta. La tiroide è uno dei centri di “regolazione” più importanti dell’organismo. È stata oggetto di attenzione e di studio fin dagli albori della scienza medica che da sempre ne ha intuito l’influenza sul buon “funzionamento” di notevoli porzioni del nostro organismo.

Si tratta di una ghiandola a forma di H posta alla base del collo e che produce fondamentalmente due sostanze di notevolissima importanza: gli ormoni tiroidei T3 e T4. Essi sono più comunemente noti come tiroxina, e la calcitonina, sostanza preposta alla regolazione dei livelli di calcio nel sangue.

Che cos’è l’ipotiroidismo?

L’ipotiroidismo è quindi uno stato in cui la tiroide, per motivi che possono essere assolutamente diversi fra loro, non riesce a produrre in maniera sufficientemente adeguata le sostanze ormonali che normalmente sintetizza.

I disturbi alla tiroide sono abbastanza frequenti e tendono ad aumentare con l’età la propria incidenza. Possono essere di diversa gravità che può dipendere sia dalla causa scatenante cui discendono e da quanto questa sia incidente sulle funzioni dell’organismo, sia dall’età in cui si manifestano.

Come riconoscere l’ipotiroidismo: i sintomi

La carenza degli ormoni tiroidei nell’organismo è normalmente classificata sempre come ipotiroidismo. Nella stragrande maggioranza dei casi, dipende da un insufficiente “lavoro” produttivo della tiroide. Mentre solo più raramente è dovuto a una “resistenza” da parte dei tessuti ricettori rispetto alle azioni cui gli ormoni tiroidei sarebbero preposti.

La carenza di tiroxina ha in genere conseguenze riscontrabili i diversi ambiti dell’organismo, avendo come principale effetto un generale disequilibrio nei processi metabolici. Una situazione di ipotiroidismo può avere conseguenze gravi se si manifesta nell’età dello sviluppo, portando in questo caso a possibili deficit sia cognitivi che fisici.

Questo perché la tiroxina è fondamentale per l’ormone della crescita. Pericolosa anche durante la formazione del feto che può incorrere in alterazioni nella sua formazione profonde e irreversibili.

Esiste una forma “fisiologica” di ipotiroidismo legata all’età. Tanto che si calcola che una percentuale variabile fra il 2 e il 5% della popolazione ultra sessantacinquenne incorra in questo problema. Diversi i sintomi a esso connessi nella persona adulta. Gli scompensi metabolici portano a un generale senso di stanchezza che può sconfinare anche in una sonnolenza cronica dovuta alla scarsa produzione di proteine e nei casi più gravi può arrivare alla letargia e al coma.

Influendo sul consumo di ossigeno, l’ipotiroidismo porta anche a una incapacità di sopportare le basse temperature, a una pelle fredda e secca e perfino a “mutazioni” nell’espressione del viso dovute a gonfiori di palpebre e lingua. L’ipotiroidismo porta anche al diradarsi dei capelli e delle sopracciglia e ai cambiamenti nella posizione della mascella e della bocca.

Insomma, la tiroide può influire in linea generale su qualunque processo metabolico del corpo e creare in esso problemi. Dalla difficoltà di digestione all’infertilità, dall’irregolarità dei flussi mestruali a problemi “meccanici” del cuore, dalla depressione all’aumento apparentemente non spiegabile del peso.

Ipotiroidismo: cause e classificazioni scientifiche

Data la vastità dei sintomi, spesso la diagnosi di ipotiroidismo non è immediata. Dal punto di vista medico, tuttavia, è sufficiente un semplice esame del sangue focalizzato al controllo del livello degli ormoni T3 e T4 e dei connessi valori ematici TSH per inquadrare con ragionevole certezza quello che può essere un sospetto.

Considerando tutte le fasce di età, la carenza tiroidea colpisce in diversa misura una fascia di popolazione oscillante tra lo 0,5 e l’1% del totale. È un fatto accertato che i casi nelle donne siano nettamente più frequenti rispetto a quelli negli uomini, cosa che fa dell’ipotiroidismo un problema tipicamente femminile.

La medicina tende a individuare tre “tipologie” di cause che portano all’ipotiroidismo che vengono generalmente definite primarie, secondarie e terziarie. Quelle primarie sono legate direttamente alla funzionalità della tiroide stessa sia per problemi “fisici”, come una malformazione congenita o un suo sviluppo non completo, che “chimici” come la incapacità di sintetizzare quantità normali di ormoni.

Sono invece secondarie e terziarie le cause derivanti dal cattivo funzionamento di altre due ghiandole, l’ipofisi e l’ipotalamo. Le secrezioni di queste due ghiandole sono in grado di influire pesantemente sulla funzionalità della tiroide e sulla sua capacità di “veicolare” nel copro i suoi “prodotti.

Un cattivo funzionamento delle funzioni della tiroide sia legata a una carenza dello iodio. Minerale la cui presenza in quantità adeguate nell’organismo è fondamentale per le normali funzionalità della ghiandola e la cui regolazione è in genere il primo elemento con cui affrontare un problema tiroideo.

Affrontare l’ipotiroidismo: importanza del controllo medico

Anche l’ipotiroidismo richiede una attenzione notevole sia per la delicatezza delle conseguenze, sia perché ogni tentativo di limitarne scompensi deve essere attentamente valutata.

Si tratta, in poche parole, di un equilibrio delicato che va recuperato, ove possibile, con calma e un percorso terapeutico. In genere, l’approccio è quello di un recupero delle funzionalità della tiroide, attraverso farmaci specifici. Se necessario, inoltre, si prevede l’integrazione di tiroxina assumendola per via orale.

In genere è buona norma affrontare anche i sintomi “collaterali” dell’ipotiroidismo come la costipazione o l’anemia. Questi vanno affrontati con interventi specifici, sempre rigorosamente seguiti dal medico. Inoltre è necessario mettere a punto un percorso nutrizionale che favorisca abitudini alimentari, con particolare attenzione alle fibre. Esse sono in grado di contrastare le difficoltà digestive e intestinali che tradizionalmente accompagnano la problematica principale.

A questo scopo sono utilissimi alimenti quali il latte vaccino o il pesce azzurro. Mentre per lo stesso motivo sono da evitare i consumi di alimenti che incrementano la necessità di iodio quali rape e cavolfiori.

Melissa Viri

Nata a Milano nel 1985, la mia passione per la scrittura nasce quando ero bambina. Ed è una passione che ho sempre coltivato attivamente. I libri e la scrittura sono stati i miei compagni di studio prima, e di lavoro poi. Sono una copywriter e collaboro con varie testate digitali di successo e giornali locali. Scrivo di vari argomenti: dalla cucina al lifestyle, mi sono occupata spesso di viaggi, mia grande passione. Negli ultimi anni ho riscoperto il fascino dell’oroscopo, nel quale a volte mi cimento, ma la mia curiosità mi ha portato ad approfondire diversi altri temi, anche culturali e di intrattenimento in generale.

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