Non si tratta di un semplice modo per fare fitness, ma di un vero e proprio programma di autocontrollo ed allenamento ispirato alle discipline orientali, una forma di “educazione del corpo” che si concentra su tutta la muscolatura preposta al controllo della postura, dal supporto alla colonna vertebrale all’equilibrio e al bilanciamento del corpo. Tutto questo è il “metodo Pilates” – più comunemente conosciuto semplicemente come Pilates – diffuso ormai in tutto il mondo tanto da diventare una delle pratiche di allenamento e di rieducazione posturale più conosciute.
[dup_immagine align=”alignright” id=”7230″]La tecnica è semplice, ma parte da un elemento fondamentale che, pur essendo del tutto naturale, risulta difficile da governare, almeno inizialmente: la respirazione. Per questo e per il conseguente fatto che si tratta di una disciplina “mentale” prima ancora che fisica, approcciare il Pilates in autonomia non è affatto semplice e, anzi, appare imprescindibile iniziare trovando un insegnante che ce ne trasmetta i rudimenti. Il controllo del corpo attraverso la l’autocontrollo mentale infatti, può sembrare semplice, ma è una attività da affrontare con attenzione se se ne vogliono apprezzare gli effetti positivi senza correre rischi.
Joseph Pilates era un ragazzo tedesco di Düsseldorf venuto al mondo nel 1883 e nei cui “geni” già si intravede il futuro. Suo padre, infatti, era un ginnasta di origine greca e gli trasmise la passione per lo sport e la cura del suo copro; sua madre fu una delle prime naturopate in Europa, importando la disciplina medica “complementare” dagli Stati Uniti dove nacque nella seconda metà del XIX secolo. La salute precaria di Joseph da ragazzo fece il resto e gli fece volgere l’attenzione sulla preparazione fisica prima di tutto personale, allo scopo di superare i problemi di asma e rachitismo che lo affliggevano. La sua capacità atletica era tale che nel 1912 emigrò in Inghilterra per lavorare in un circo, ma si guadagnava il pane anche come pugile e come trainer al servizio della polizia inglese. Come spesso accade alla base di una idea di successo c’è una circostanza sfavorevole o apparentemente tale: allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Joseph a causa della sua nazionalità, fu internato con altri cittadini tedeschi nel Castello di Lancaster e poi nell’Isola di Man. Fu proprio in questa situazione che iniziò ad elaborare le sue tecniche approfittando della presenza contemporanea di coetanei tedeschi e di soldati reduci dal fronte per guarirli e allenarli, creando anche alcune attrezzature per migliorare i risultati del suo lavoro.
Fu però dopo il suo definitivo trasferimento negli Stati Uniti, datato 1926, che la sua tecnica prese una forma più compiuta attraverso le varie pubblicazioni da lui curate sull’argomento e la “palestra” specializzata nella preparazioni di ballerini, ginnasti ed atleti che aprì a New York.
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Joseph Pilates chiamò il suo metodo “Contrology“, il che rende abbastanza bene l’idea di cosa pensasse ne fosse il “cuore”, ovvero la capacità di “controllare” i muscoli attraverso una disciplina prima di tutto mentale. Curiosamente, egli non pensò di dare al proprio lavoro una forma “ufficiale” o registrata, tanto che in realtà ogni preparatore può interpretare a suo modo la tecnica, dandole un tocco di originalità che ha però come “sponde” invalicabili il rispetto delle regole fondamentali per rispettare l’”ortodossia” del Pilates. Regole che possono essere sintetizzate come segue:
Questi primi tre punti sono quelli che in effetti è praticamente impossibile approcciare senza l’aiuto di un istruttore: la tecnica di respirazione è centrale nello svolgimento dell’esercizio e, anche se mutua la logica dalle discipline orientali come lo yoga, utilizza il flusso dell’aria in maniera “inversa” e originale
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Wellness, benessere. Questo il principale risultato assicurato dal “metodo” anche in poche sedute. Ma anche un benefico effetto sui muscoli, sulla postura e sulla prevenzione di disturbi come l’artrite o il mal di schiena, con effetti benefici per tutte le articolazioni dal collo alle scapole, agli arti inferiori e superiori e perfino alle dita.
Numerose sono le varianti agli esercizi, sia a terra, sia con l’ausilio di piccoli oggetti come la “soft ball” e il “magic circle”, sia su veri e propri attrezzi pensati specificamente per il Pilates come il “Cadillac” o il “Reformer”.
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Credit Photo: Daniel Calamonte
Video: Mypersonaltrainer.tv
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