Si tratta di una “malattia” che purtroppo si fa strada sempre di più nella nostra epoca e che tocca indifferentemente uomini, donne e perfino bambini in tenera età.
La cosiddetta personalità ossessiva mette in atto un meccanismo di difesa della propria persona scaturendo in maniera incontrollata degli stati di ansia e di inquietudine eccessiva e spasmodica in determinate situazioni della vita quotidiana.
Talvolta questi atteggiamenti rigidi, inflessibili e pedanti (dettati dalla continua ricerca della perfezione, dell’ordine, della pulizia e della regolarità) impediscono al soggetto che ne è colpito di condurre una normale vita sociale, influenzando notevolmente anche quella delle persone che gli vivono accanto.
Chi è coinvolto in questi meccanismi psicologici sente dentro di sé un forte potere di indipendenza ed infatti si manifesta una difficoltà ad affidare ad altri compiti per il timore di non vedere applicate quelle “procedure” che egli sente siano giuste ed univoche.
Una recentissima ricerca scientifica condotta dalla New York University svela cosa accade in una specifica area del cervello umano e che causa questo tipo di disturbo.
Lo studio è stato fatto sottoponendo ad un’analisi mirata del nucleo caudato, una zona del nostro cervello, 37 soggetti di sesso maschile e femminile.
Questa parte del cervello in sostanza fa sorgere nell’individuo degli impulsi o delle immagini nella mente in maniera “violenta” tanto da essere avvertiti come ossessioni ed esigenze impellenti a cui dare una risposta.
Il soggetto che prova queste sensazioni tende a bloccarsi e ad circoscrivere la sua attenzione su questi pensieri ed impulsi in maniera compulsiva e sente la necessità di compiere azioni. talvolta anche irrazionali, per rispondere a questo forte richiamo.
Come emerge da questo delicato studio medico scientifico, il disordine ossessivo compulsivo tende a divenire cronico nel soggetto che ne è coinvolto e può, con il tempo e con una educazione comportamentale, attenuarsi e migliorare ma non guarire del tutto.
Ancora non si è arrivati a capire bene come mai questa area del cervello lavori in questa maniera disordinata, si pensa perfino ad una mutazione genetica, anche se sull’analisi dei soggetti presi in considerazione si è notato che tutti manifestavano una accentuata iperattività del nucleo caudato rispetto a soggetti “sani”.
L’esperimento pratico, che ha visto coinvolti 37 soggetti di cui 33 sani e solo 4 affetti da disordine, è stato interpretato attraverso una risonanza magnetica eseguita durante una prova pratica che consisteva nel chiedere ai pazienti di premere un pedale salva shock per evitare una lieve scossa elettrica.
L’ attività cerebrale registrata ha messo in evidenza che i soggetti affetti da disordine compulsivo evitavano di premere il pedale per paura delle conseguenze nonostante una parte del loro cervello li suggerisse di premerlo, andando incontro quindi ad una forte ambivalenza e ad uno scombussolamento della percezione della realtà.
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