Un allenamento esemplare, passione e capacità di sopportare la fatica sono i requisiti fondamentali richiesti dal canottaggio, uno sport non per tutti ma che farebbe bene alla salute di ognuno di noi; i vantaggi che questo sport è in grado di dare al corpo umano sono molteplici e meritano di essere valutati attentamente. Si parte dall’aumento della capacità polmonare, come accade ai nuotatori, ma anche di utilizzo totale della muscolatura con pochissime eccezioni. Inoltre, il canottaggio non agevola la comparsa di infiammazioni localizzate in special modo sulle articolazioni, un “neo” che spesso affligge gli atleti di numerose discipline sportive.
La misurazione della capacità polmonare veniva obbligatoriamente eseguita in sede di visita medico-agonistica per qualsiasi disciplina sportiva; chiaramente, i nuotatori e tutti coloro che praticano uno sport acquatico sfoggiano in tal senso prestazioni superiori alla media. I canottieri non sono da meno e ostentano i risultati migliori in assoluto; ne è un esempio il valore registrato dal campione olimpico britannico Pete Reed, un record assoluto che certamente lascerà stupefatto qualsiasi lettore, anche il più indifferente: si parla infatti di 11,68 litri, un volume pazzesco considerando che una persona normale che non fa sport difficilmente raggiunge i 5 litri di capienza massima.
I canottieri utilizzano almeno l’85% della muscolatura del corpo umano, almeno secondo gli studi approfonditi eseguiti in merito dal dr. Nichol, ex atleta internazionale oltre che medico. Un suo recente esperimento condotto utilizzando un tapis roulant e un vogatore ha permesso lui di constatare, tramite degli elettrodi collegati agli atleti, i valori esatti relativi all’attivazione muscolare che ne deriva da 20 minuti di allenamento su entrambi gli attrezzi. I canottieri utilizzano più muscoli di quanti ne utilizzi un corridore; questo è il resoconto definitivo dell’esperimento.
Coloro che hanno fatto agonismo anche per un breve periodo della loro vita sono certamente a conoscenza che il cuore di un atleta batte a riposo con una frequenza inferiore rispetto a chi non è abituato a “sforzare” il proprio corpo oltre certi limiti. Anche in questo caso i praticanti degli sport acquatici sono avvantaggiati, anche perché c’è una correlazione fra la capacità di ossigenazione e il numero di bettiti del cuore al minuto.
Steve Redgrave, 5 volte medaglia d’oro olimpica, ha fatto registrare una frequenza cardiaca a riposo di soli 36 battiti, almeno il 40% in meno di una persona “normale”; per chi non lo sapesse, si tratta di un valore che certifica uno stato di benessere fisico nettamente superiore alla media.
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