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Toulouse Lautrec e La Belle Époque in mostra a Verona

Come se Verona non bastasse da sola una visita – con le sue bellezze e la stagione operistica – a Palazzo Forti potrai visitare fino al 3 settembre 2017 la mostra “Toulouse Lautrec. La Belle Époque“.
Alto un metro e cinquantadue – era affetto da una forma di nanismo – e morto a meno di 36 anni devastato dalla sifilide e dall’alcolismo, Toulouse-Lautrec divenne noto soprattutto per i suoi manifesti pubblicitari e i ritratti di personaggi dell’epoca. Sue sono le immagini, ben impresse nell’immaginario collettivo, del balletto al Moulin Rouge e di Aristide Bruant e delle discinte prostitute nelle maisons closes (le case chiuse) in cui aveva il suo atelier.

Le 170 opere in mostra a Palazzo Forti provengono dalla collezione dell’Herakleidon Museum di Atene.
Manifesti, litografie, disegni, illustrazioni, acquerelli, insieme a video, fotografie e arredi dell’epoca riscostruiscono uno spaccato della Parigi bohémienne, riportando i visitatori indietro nel tempo.

L’itinerario dell’esposizione è scandito in 10 sezioni tematiche, sempre in rapporto con i grandi cambiamenti storici, tecnologici, sociali e architettonici di Parigi alla fine del XIX secolo, al tempo scintillante della Belle Époque. Le prime quattro sezioni sono dedicate alle Notti parigine: alle tre sale intitolate a singoli protagonisti delle scene, ne segue una quarta che spazia sul mondo degli spettacoli, dal Moulin Rouge all’Opéra.

Toulouse-Lautrec fu – per così dire – l’inventore dello star-system: con un’innovativa intuizione promozionale, Henri decise di mettere in evidenza i nomi degli artisti nelle pubblicità realizzate per i locali notturni. Sono indimenticabili le figure di Yvette Guilbert – sempre in scena con lunghi guanti neri fino al gomito – e del cantautore e cabarettista francese Aristide Bruant.

Nelle sue scene teatrali Lautrec riesce a rendere l’intensità dei drammi e delle commedie con movimenti efficaci ed energici contrasti di luci e ombre che traggono ispirazione sia dalle xilografie giapponesi sia dai palchi teatrali di Daumier.

L’amico editore Thadée Natanson ricorda che oltre all’amore per il teatro: “Henri amava gli animali meno delle donne ma più degli uomini. Andava pazzo per i cavalli e non si era mai consolato di non poterli montare”. A questi animali e alle corse, quindi, è dedicata un’intera sezione della mostra, tra cui spicca la litografia “Il fantino (1899)” che puoi vedere nella gallery.

Nel cuore del percorso, la mostra presenta una serie di disegni a matita e a penna, di travolgente freschezza e incisività. Per tutta la vita Toulouse-Lautrec ha trovato nel disegno un mezzo di espressione immediato e insostituibile. La matita è la compagna fedele nella lunga obbligata immobilità durante le convalescenze, il modo per vincere la noia delle stazioni termali, lo strumento per vedere e interpretare il mondo, la divertente complice per evadere dalla clinica per malattie mentali in cui resta chiuso per circa tre mesi.

Dopo aver trascorso la notte facendo il giro dei caffè e cabaret di Montmartre, Toulouse-Lautrec si metteva al lavoro con insospettabile energia e lucidità, in grado di gestire parecchi incarichi contemporaneamente. Oltre che per i manifesti pubblicitari, il talento di Toulouse-Lautrec era molto richiesto in campo editoriale, dalle riviste umoristiche, ai libri di pregio, alle copertine per spartiti musicali.

Sotto l’occhio ironico di Toulouse-Lautrec scorre la vita parigina fin du siécle: balli, spettacoli, svaghi serali, luci, teatri, risate e applausi grazie a cabarettisti, ballerine e chansonniers. Ma questa è solo una parte della produzione del pittore: più intensi e personali sono i ritratti di donne sole, silenziose, osservate senza la minima intenzione caricaturale o di vignetta cronachistica; attimi di riflessione, nubi che corrono sull’anima,
ombre fuggevoli che passano sul viso. La mostra si chiude con le delicate opere dedicate a questo tema. Nessun artista, prima Toulouse-Lautrec, aveva saputo cogliere le passioni represse, la solitudine, il desiderio di una vita migliore che si nasconde sotto la sensualità forzata e la seduzione “professionale” di cantanti, attrici o prostitute, osservate senza ironia o moralismi.

Informazioni pratiche

SEDE ESPOSITIVA AMO Arena Museo Opera – Palazzo Forti – Via Achille Forti, 1, Verona

ORARI Lunedì dalle 14.30 alle 19.30. Da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)

BIGLIETTI Intero € 14, Ridotto € 12

INFO E PRENOTAZIONI T. + 39 045 853771 (attiva dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17)

Olivia Chierighini

Olivia Chierighini è una giornalista con esperienza decennale nel food e lifestyle. Ha collaborato con numerose riviste di settore e ha tenuto per anni una rubrica di cucina sul settimanale Grazia. La collezione degli articoli è diventata un libro intitolato “In cucina con i tacchi a spillo”. Ama occuparsi di cibo, cultura, società e varia antropologia. C’è chi dice sia una gran chiacchierona: lei preferisce definirsi un'ottimista. Per una dose quotidiana di humour, potete seguirla sul suo blog personale OliviaQuantoBasta.

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Olivia Chierighini

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