Ready Player One di Steven Spielberg, nelle sale italiane dal 28 marzo, è uno spettacolo per gli occhi e per la mente.
Un paradiso per nerd e appassionati di cultura pop, per fanatici e nostalgici degli anni ’80 e per gli stessi appassionati del cinema del maestro premio Oscar. Un viaggio lunghissimo (due ore e venti minuti di film) che affascineranno il pubblico più giovane con l’avvincente sfida dei protagonisti e soprattutto coloro che giovani lo sono stati un ventennio fa con il ricchissimo carnet di riferimenti e citazioni letterarie, musicali, cinematografiche e non solo.
Basato sul romanzo best seller del 2011 YA di Ernest Cline, Ready Player One piacerà certamente agli appassionati dei primi film di Spielberg, visto l’autocitazionismo che c’è, ma non si impone più di tanto, immerso com’è nella miriade di omaggi alla cultura popolare di fine Novecento: il film è un’avventura spaziale e al tempo stesso una dichiarazione d’amore agli anni Ottanta, rispettoso dello spirito del libro e pure frutto di uno sguardo così personale da parte di Spielberg.
La storia è quella di Wade Watts (Tye Sheridan), adolescente orfano, solo e depresso che nel 2045 – in un mondo squarciato dalle differenze tra ricchi e poveri, dominato dalle corporazioni finanziarie e ossessionato dalla tecnologia – trascorre la sua vita nel mondo virtuale di Oasis, in cui tutto è possibile e ognuno può essere l’eroe che desidera, creando a proprio gusto un avatar che rappresenti la versione migliore di sé. In sostanza un grande mezzo di evasione di massa, un barlume di speranza, per quanto virtuale, in un mondo la cui realtà non offre altro che sofferenza e degrado.
La morte del creatore di Oasis, il venerato genio James Halliday (un delizioso Mark Rylance), apre una sfida a tutti i frequentatori di Oasis: nella realtà virtuale sono state nascoste tre “chiavi”, la cui conquista attraverso altrettante sfide porterà al raggiungimento dell’Ester Egg nascosto dal creatore e, cosa più importante, permetterà al vincitore del gioco di ricevere in eredità la proprietà di Oasis, per un valore di mille miliardi di dollari.
Salvare questo mondo fantastico diventa un modo per rendere meno ostile il mondo reale, affermando valori come la giustizia, il coraggio e l’onestà intellettuale. Con una morale che, per quanto semplicistica, tutti dovremmo riconoscere come fondata: “L’unica cosa reale… è la realtà!“.
Sicuramente un film rivolto ai giovani, pensato per loro, ma anche un’esperienza al cardiopalma per i lettori del libro, i cinefili incalliti, gli amanti dei videogiochi e della cultura pop contemporanea.
Un film sull’evasione dalla realtà capace, anche, di tenere lo spettatore coi piedi per terra.
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