Bridget Jones’s Baby si fa soap, ma le vogliamo bene lo stesso

C'è tanta commedia degli equivoci in Bridget Jones's Baby, ma resta un appuntamento irrinunciabile per gli affezionati alla single più celebre del Regno Unito.

19/09/2016

Bridget Jones’s Baby, il terzo capitolo della saga della single più celebre del Regno Unito, è stato talmente spoilerato in rete da lasciare ben poca sorpresa allo spettatore in sala. Il film sarà ufficialmente al cinema nel nostro Paese dal 22 settembre, ma è già stato presentato con un’anteprima romana lo scorso 14 settembre. Il cast (Renée Zellweger, Colin Firth, Patrick Dempsey) non è passato dall’Italia, nonostante abbia girato l’Europa per le première, da Londra a Parigi passando per Madrid, preferendo volare negli States.


[dup_immagine align=”alignleft” id=”217884″]Ipersponsorizzato da oltre un anno, Bridget Jones’s Baby è un appuntamento immancabile per gli affezionati lettori dei romanzi di Hellen Fielding, che firma la sceneggiatura della pellicola, e per chi ha riso e sognato con i primi due film. Certo, la trama di quest’ultimo capitolo non brilla per inventiva e non attirerà quanti solitamente non amano la commedia romantica tradizionale, ma in 122 minuti le risate di gusto non mancheranno.

Con Bridget Jones’s Baby la saga strizza l’occhio al genere soap opera, mettendo in scena l’espediente più trito e ritrito della storia del genere: una gravidanza inattesa e una paternità incerta. Nulla di nuovo sotto il cielo della letteratura e della commedia rosa, ma c’è da dire che nonostante la banalità dell’intreccio, la Fielding ci sa fare. Sa perfettamente come rendere una potenziale commediola da quattro soldi un insieme di battute esilaranti, con situazioni naturalmente o artificialmente comiche e personaggi con cui lo spettatore entra in sintonia sin da subito, qualsiasi sia il loro profilo caratteriale.[dup_immagine align=”aligncenter” id=”217885″]


Leggi anche: Baby Monitor: i migliori modelli e i prezzi

Prima su tutti, Bridget Jones: da quando è apparsa sullo schermo nel 2001 col suo Diario, per orde di donne intorno alla trentina (ma non solo) è stato amore a prima vista. Una donna destinata a diventare un’eroina suo malgrado, pur senza particolari meriti: campionessa di pasticci e figuracce, abituata a creare involontariamente il caos intorno a sé, perennemente indietro nella sua rincorsa di obiettivi apparentemente fuori portata (lavorativi o personali che fossero), si è fatta amare proprio per essere così ammirevole nella sua totale mancanza di filtri, di furbizie, di maschere.[dup_immagine align=”aligncenter” id=”217890″]La ritroviamo al cinema circa un decennio dopo i fatti dell’ultimo film, in parte cambiata, ma in fondo sempre la stessa: fisicamente Bridget Jones non è più la corpulenta bionda che indossava i mutandoni della nonna al primo appuntamento (stavolta la Zellweger non ha messo su un etto per interpretarla), né l’impiegata frustrata di un’azienda editoriale. Oggi ha trovato il suo peso forma, che sfoggia orgogliosa, è produttrice di un notiziario tv di successo, ha 43 anni ed è decisamente una donna realizzata, più sicura e in pace con sé stessa di quanto la ricordassimo (anche se festeggia il compleanno da sola visto che gli amici ormai hanno famiglia).

La storia con Mark è naufragata, per l’evidente ed acclarata incompatibilità che verrà mostrata in alcuni flashback. E l’orologio biologico si fa sentire. Così, quando resta incinta dopo due notti di sesso trascorse a brevissima distanza con lo sconosciuto Jack Qwant ad un festival di musica rock (delizioso il cameo di Ed Sheeran) e con Mark Darcy dopo averlo rivisto prima ad un funerale e poi ad un battesimo, nonostante la paternità incerta quel miracolo le sembra la cosa più bella che potesse capitarle.[dup_immagine align=”aligncenter” id=”217886″]Tutta la sua gravidanza sarà una ricerca spasmodica della formula della felicità: provare a ricucire con l’amore della vita o lanciarsi tra le braccia del nuovo e apparentemente perfetto spasimante americano? Se Darcy si conferma il solito musone conservatore, ma estremamente affascinante ed affidabile, Qwant sembra l’incarnazione dell’uomo dei sogni, bello, ricco, intelligente ed innamorato (decisamente Dempsey non ha ancora attaccato al chiodo il camice da McDreamy e il ruolo sembra essere scritto a pennello sulla sua immagine), un dualismo in cui la figura del secondo serve ad umanizzare quella del primo. Ma nel triangolo amoroso la fa da padrona la variabile paternità, che avrà un peso fino alla fine del film, condita da improbabili preparazioni al parto e surreali corse in ospedale in tre a fare da preludio all’inevitabile lieto fine.[dup_immagine align=”aligncenter” id=”217887″]

C’è tanta commedia degli equivoci in Bridget Jones’s Baby, spesso con situazioni stereotipate e prevedibili che comunque, inspiegabilmente, riescono a strappare un sorriso, complici anche i dialoghi brillanti e le battute ficcanti di tutti i personaggi di contorno, dagli amici di Bridget alla pungente ginecologa (una straordinaria Emma Thompson, che ha anche contribuito alla sceneggiatura). Sarà che la protagonista incarna il concetto del buffo, sarà che le vogliamo bene dal primo momento in cui è apparsa sullo schermo e gliene vorremo sempre, anche di fronte al trionfo dell’ovvietà, questo film è la conferma che a Bridget Jones si perdona tutto.