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Prince: trovato morto l’artista più influente degli anni ’80

Una vera icona degli anni ’80, periodo in cui – da giovanissimo – diventò una delle star più popolari, controverse, imitate e geniali del mondo artistico del tempo. Prince Roger Nelson, più semplicemente noto in tutto il pianeta come Prince, è morto ieri, 21 aprile 2016, nella sua residenza di Pasley Park, un complesso residenziale alle porte di Minneapolis. È stato trovato esanime in un ascensore per cause non ancora del tutto precisate e che saranno probabilmente svelate dall’autopsia che sarà effettuata nei prossimi giorni.

Già qualche giorno fa era stato ricoverato in ospedale per un “forte influenza”, come dice la cronaca ufficiale o forse, come sostengono le fonti meglio informate, per una overdose di oppiacei. Ma poco importa ai milioni di suoi fans ancora sparsi per il mondo. La verità è che con Prince – a pochissimo tempo dalla scomparsa di David Bowie, Keith Emerson e Glenn Frey – se ne va un altro pezzo di storia della musica, forse uno dei meno inquadrabili e dei più poliedrici in assoluto.

Cantautore ma anche musicista polistrumentista, produttore, attore, sceneggiatore e regista, Prince spaziava con il suo smisurato talento in ogni campo con una personalità unica che aveva come contraltare una vita sregolata e difficile, sempre sull’orlo dell’abisso che lo rendeva, in qualche modo, una versione sensuale e provocatoria di un artista maledetto.

Produttore a vent’anni

[dup_immagine align=”alignleft” id=”202804″]Nato a Minneapolis nel 1958, la traiettoria artistica di Prince è stata veramente unica: a 20 anni bussò alla porta della Warner Bros proponendo il suo primo album For You che aveva prodotto in prima persona chiudendosi per mesi in sala di incisione e, oltre a scrivere tutti i pezzi, cantando e suonando ogni singolo strumento che nel disco veniva utilizzato. La Warner fiutò l’affare e lo rese il più giovane produttore discografico della storia.

Quando, anni dopo, con la stessa Warner ebbe un contenzioso assai pesante in seguito al quale si accese una vertenza per l’uso del suo nome, Prince fece uscire il suo album senza il proprio nome ma solo con un simbolo e solo successivamente di fece chiamare TAFKAP, ovvero The Artist Formerly Known As Prince. Forse bastano questi due episodi a spiegare chi e che razza di personaggio fosse Prince, giudicato da molti il più influente artista degli anni ’80.

Indipendente e non catalogabile

[dup_immagine align=”alignright” id=”202806″]La sua carriera è continuata fino all’ultimo, portata avanti con la libertà e il gusto della provocazione di sempre ma in totale indipendenza rispetto ai “problemi” delle case discografiche. Per questo, per esempio, di Prince ci sono pochissimi video “moderni” a dispetto dei 48 album pubblicati – 38 da studio – in carriera.

La sua musica non era catalogabile: partì probabilmente dalla disco music ma seppe poi fondere la musica bianca e quella nera in una sintesi originale, fatta di continua sperimentazione e di una certa dose di coraggio che lo portava ad osare, a volte anche troppo. Immortali alcuni suoi successi, fra tutti forse Purple Rain – colonna sonora del film omonimo di cui fu anche protagonista – ma anche Kiss, Raspberry Beret, Sign O’ The Times, Gold, tutti pezzi che segnarono un’epoca che se ne sta andando, portandosi via ad uno ad uno tutti i suoi più grandi esponenti.

 

Photo Credit: Penner, Yves Lorson, Nicolas Genin

Anna Invernizzi

Classe 1972, cinque figli e una vita intensa. Laureata in Economia, impiegata, scrivo per passione su tutto quello che mi interessa. In particolare creo contenuti a tema cucina e lifestyle.

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Anna Invernizzi

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