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Papa Francesco incontra il mondo della scuola

Pietro, sette anni, stamattina si è alzato più presto del solito, ha salutato la mamma ed il papà, il fratellino e la sorella maggiore ed ha preso un treno dalla stazione di Cremona che, insieme ad otto amichetti e alcune mamme, lo avrebbe portato a Milano e poi a Roma a trovare Papa Francesco.

La mamma glielo aveva spiegato: “Andate dal Papa che vuole incontrare tutti gli scolari, i maestri ed i genitori di tutte le scuole perché deve dire loro delle cose importanti!” e Pietro non vedeva l’ora di sentirle quelle cose, ma, ancora di più di vedere quell’uomo tutto vestito di bianco che quando compare in televisione la mamma fa stare tutti zitti per sentire cosa dice.[dup_immagine align=”aligncenter” id=”111160″]

In Piazza San Pietro c’era tanta gente, non ne aveva mai vista così tanta e, a dire la verità nessuno, nemmeno i grandi che hanno organizzato l’evento si aspettavano che il popolo della scuola riempisse tutta via della Conciliazione e arrivasse fino al Tevere. Sembra che ci fossero più di 300.000 persone, forse è la testimonianza che davvero stiamo vivendo un’emergenza educativa, forse la scuola italiana ha davvero bisogno di essere rivoluzionata da un uomo che ha portato una ventata di cambiamento su ogni cosa che gli è capitato di affrontare; sicuramente la speranza è tanta e non solo da parte dei tantissimi rappresentanti delle scuole private per le quali il Papa sogna che gli steccati che le contrappongono a quelle statali vengano definitivamente abbattuti. E questa scuola va anche amata, come lui la amava anche grazie a quella professoressa che gli ha insegnato che non bisogna aver paura della realtà, ma amarla.


[dup_immagine align=”alignleft” id=”111157″]Ma alla fine forse Pietro non ha nemmeno ascoltato quello che diceva quell’uomo, forse è ancora piccolo per capire tutto, di sicuro però quella giornata rimarrà indelebile nei suoi ricordi, non dimenticherà mai il momento in cui, passando con quella strana auto, il Papa si è fermato e lo ha guardato, proprio lui, proprio Pietro, proprio quel bambino che agitava il cappello come un matto per farsi notare mentre una mamma lo teneva sollevato. Non resteranno le parole, ma lo sguardo di quell’uomo su di sé rimarrà per sempre impresso accompagnando l’idea che loro, i bambini della scuola sono la cosa più importante che c’è.

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