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Natale 1914: l’incredibile storia delle “Tregue” spontanee fra i soldati in trincea

Natale 1914. Esattamente cento anni fa. Immagini sbiadite dal tempo e fatti dimenticati, spesso volutamente, dalla storia ufficiale, persi nell’oblio degli anni e nel susseguirsi frenetico degli avvenimenti. Eppure, a volte, qualcuno di questi fatti risale alla luce con una potenza ancora incredibile e, a distanza di anni, incute profonde riflessioni sull’uomo e sulla sua natura, sulla guerra, sul male e sulla storia del mondo. Cento anni fa la Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra, era appena cominciata ed era nel pieno del suo infuriare: non erano ancora intervenuti, anche nei soldati, la stanchezza ed il logorio dell’incertezza e tutti i contendenti, curiosamente, erano convinti di vincere rapidamente. Era una guerra – l’ultima di quel genere – di posizione, di frontiera, dove gli eserciti si fronteggiavano spesso a pochi metri di distanza in lunghe trincee. Una guerra d’altri tempi, oggi inimmaginabile. Ebbene quel primo Natale di guerra fu affrontato, nonostante gli appelli alla tregua lanciati da Benedetto XV che fu completamente ignorato, in pieno conflitto. Ma sul fronte, dove si combatteva sul serio lontano dai salotti della politica, avvennero fatti incredibili che la storia, poco a poco, ci restituisce in tutta la loro incredibile bellezza.


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Joyeux Noel: la partita di calcio al fronte

Uno degli episodi più toccanti, ma non l’unico si badi, viene descritto nel bellissimo Joyeux Noel, film francese del 2005 di Christian Carion che merita di essere riesumato dall’oblio in cui anch’esso è caduto: in una non ben precisata zona di battaglia fra il Belgio ed il Nord della Francia, i soldati tedeschi dalla loro linea che fronteggiava quella francese e quella scozzese, il giorno della Vigilia issarono piccoli alberi di Natale, misero candele sui bordi della trincea e cominciarono a cantare Stille Nacht. La risposta dei “nemici” che fino a qualche ora prima tentavano di uccidere senza pietà, fu sorprendente e generò una vera e propria “tregua” decisa dal basso, dai soldati stessi. Gli episodi di fraternizzazione furono numerosi e si calcola che coinvolsero centinaia di migliaia di militari. Non mancano le foto ricordo e le lettere, incredule e commosse, spedite ai familiari per raccontare l’accaduto: descrivono funzioni religiose comuni, scambi di doni e di vettovaglie, perfino di fotografie, di indirizzi e di contatti. C’è chi ha giocato partite di calcio e chi racconta, barbiere di professione, di avere tagliato i capelli a diversi soldati nemici. “Se l’avessi visto in una pellicola cinematografica avrei giurato che fosse una messiscena”, scrisse il capitano inglese Edward Hulse Bart ai suoi familiari.

Avvenimenti cancellati dalla storia “ufficiale”

[dup_immagine align=”alignright” id=”149787″]Questi incredibili fatti furono censurati completamente dalla storia ufficiale fin da subito e cancellati dalla memoria collettiva dalle istituzioni militari stesse. Il motivo è facilmente intuibile guardando il film Joyeux Noel: quando si è dato un nome, un volto, una storia, dei sentimenti ed una casa a qualcuno, come si può ucciderlo? Per questo le “tregue di Natale” furono catalogate dagli stati maggiori come spiacevoli episodi di insubordinazione. Invece si tratta di una commuovente testimonianza di quali grandezze e nefandezze è capace la natura umana. Un altro soldato inglese scriveva così alla sorella: “Stavo tornando alla trincea quando un tedesco più anziano m’ha preso il braccio e ha detto: Dio mio, perché non possiamo fare la pace e tornare a casa? Gli ho detto senza cattiveria: ‘chiedilo al tuo imperatore’. Lui mi ha guardato come scrutandomi: ‘forse, amico. Ma dobbiamo chiederlo anche al nostro cuore’. E insomma, sorella mia, c’è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia? […] Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. Noi siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito. Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre? “.
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Anna Invernizzi

Classe 1972, cinque figli e una vita intensa. Laureata in Economia, impiegata, scrivo per passione su tutto quello che mi interessa. In particolare creo contenuti a tema cucina e lifestyle.

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Anna Invernizzi

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