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Morto Nelson Mandela: il disgregatore dell’Apartheid aveva 95 anni

Nelson Mandela, uno dei personaggi più simbolici e carismatici del nostro tempo, è morto a Johannesburg nella tarda serata, ora italiana, del 5 dicembre. Era stato ricoverato in terapia intensiva lo scorso giugno in una clinica di Pretoria per contrastare una grave infezione polmonare, ma, nonostante le sue condizioni rimanessero piuttosto gravi, era stato dimesso nello scorso settembre per rientrare a casa sua nel quartiere di Houghton a Johannesburg. Molto più che un patriota o un uomo politico, molto più che un perseguitato per le sue idee o un carismatico leader popolare. Nelson Mandela, l’uomo che ebbe un ruolo assolutamente determinante nello sgretolamento dell’Apartheid in Sudafrica nei primi anni ’90, era assurto ad un vero e proprio simbolo universale della libertà, dell’uguaglianza e della dignità di tutti gli uomini, di tutti i popoli, le etnie e le nazioni. Un uomo che rappresentava, e continuerà a rappresentare nonostante la sua morte, più di ogni altro la storia del suo popolo e, forse, di tutta l’Africa che ha sempre riconosciuto in lui un leader naturale. Ed in effetti Nelson Mandela ha tracciato una strada, ha aperto un via inesplorata nella storia contemporanea del nostro pianeta.


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Una vita avventurosa e segnata dalla prigionia

Soggetto di canzoni e di libri, raccontato da film e documentari. Mandela, 95 anni, ha avuto una vita a dir poco romanzesca. Nelson Rolihlahla Mandela nacque a Mvezo, un piccolo villaggio di pescatori sulle sponde del fiume Mbashe nell’est del Sudafrica, il 18 luglio 1918. Il curioso nome di “Rolihlahla”, letteralmente “colui che provoca guai” sembra gli sia stato affibbiato dal nonno. Fin da giovane studente di legge a Johannesburg, spinto dal suo innato senso di libertà e dalla netta percezione della uguaglianza con tutti i suoi fratelli uomini, si coinvolse in un movimento di opposizione al regime sudafricano minoritario voluto dai bianchi e che negava pari diritti sociali, civili e politici alla grande maggioranza nera della popolazione. Mandela entrò nell’African National Congress nel 1942, divenendone fin da subito un elemento di spicco. Arrestato una prima volta nel 1956, fu nuovamente condotto in prigione nell’agosto del 1962 dopo aver partecipato ad una azione di sabotaggio contro l’esercito, avendo in quel periodo appoggiato la resistenza armata. Mandela rimase nella sua cella del carcere per detenuti politici di Robben Island, dodici chilometri al largo delle coste di Città del Capo, per 27 anni, durante i quali la sua figura divenne un vero e proprio simbolo intorno al quale la resistenza del suo popolo si strinse nell’opposizione al potere razzista e alle leggi discriminatorie.


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Da detenuto a Presidente

Fu rilasciato l’11 febbraio 1990, su iniziativa di Frederik De Klerk, l’ultimo presidente bianco del Sudafrica, uomo che aveva compreso che il regime dell’Apartheid non aveva futuro e che fu, con Mandela, principale fautore della sua caduta. I due ricevettero insieme il premio Nobel per la pace nel 1993. Mandela, da uomo libero, partecipò proprio contro De Klerk alle elezioni presidenziali del 1994 vincendo e diventando il primo presidente nero del Sudafrica. Carica che mantenne fino al 1999: il suo partito, l’African National Congress, è tuttora al governo. Solo due giorni fa la figlia Makaziwe, in occasione dell’inaugurazione di un centro intitolato al padre, aveva detto che Nelson Mandela stava combattendo coraggiosamente con la sua malattia. Non poteva essere altrimenti per un uomo così, che ha fatto del coraggio e della difesa della libertà la sua ragione di vita, la sua rotta e lo scopo di ogni sua azione. Diventandone così un simbolo, ben oltre i confini dello spazio e del tempo.

 

Photo Credit:  World Economic Forum

Anna Invernizzi

Classe 1972, cinque figli e una vita intensa. Laureata in Economia, impiegata, scrivo per passione su tutto quello che mi interessa. In particolare creo contenuti a tema cucina e lifestyle.

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Anna Invernizzi

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