A volte le parole non servono per esprimere un certo stato d’animo, basta solo il nostro corpo. Questo parla molto più di quanto pensiamo, infatti non è raro ritrovarci ad assumere posizioni o fare dei gesti che possono significare gioia oppure tristezza.
Oggi vogliamo segnalare alcuni tratti del corpo che denotano tristezza, come il volto o la camminata. Basta prestare un po’ di attenzione a questi segnali per cercare il giusto rimedio.
Per scoprire come riconoscere la tristezza è bene partire dal viso perché ogni piccola espressione facciale parla per noi. Se, ad esempio, le palpebre superiori sono cadenti, la pelle appare un po’ floscia e gli occhi tendono a chiudersi o creano una curva verso il basso ma, attenzione, appena accennata, allora bisogna allertarsi.
Va anche tenuto conto della focalizzazione dello sguardo. Chi è triste cerca di non concentrarsi su un obiettivo o un certo punto, piuttosto sembra che i suoi riferimenti vengano meno e che gli occhi si perdano nel vuoto.
Occhio anche alla linea delle labbra perché se è all’ingiù con le estremità appena cadenti, ci si trova dinnanzi a un problema di tristezza. Allo stesso modo bisogna fare attenzione alla frequenza dei sospiri perché come dice un detto popolare “chi sospira non è contento”.
Infine una persona triste ha, generalmente, le sopracciglia corrugate ma non troppo e denota complessivamente un’espressione delusa o quasi sorpresa.
Chi soffre di uno stato d’animo del genere ha un tono di voce molto basso particolare. Non è raro ritrovarsi a conversare con un soggetto triste con un tone of voice incrinato tendente quasi a una sorta di raucedine cronica e al pianto.
Chi non è al top della sua forma mentale, molto spesso, tende a non parlare molto e difficilmente si lascia andare a manifestazioni emotive eccessive. Potrebbe essere solo pigrizia e, invece, non è proprio così.
A questo punto bisogna fare un focus sulla postura che, generalmente, è il primo campanello d’allarme della tristezza. Il corpo di una persona triste sembra molle e la schiena si incurva quasi a formare un guscio, sintomo di una certa ritorsione verso se stessi.
Anche la camminata diventa essenziale se si vuole riconoscere uno stato di malumore. Questa sembra lenta e i piedi vengono trascinati in modo da enfatizzare il movimento faticoso.
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