Pietro Reggiani torna dietro alla macchina da presa e, forte del successo ottenuto con ‘L’estate di mio fratello’ (premiato al Tribeca Film Festival 2005), propone una nuova pellicola in cui fantasia e realtà si fondono e confondono fino a diventare un’unica grande storia. Arriva così ‘La dolce arte di esistere’, che porterà nei cinema dal prossimo 9 aprile una parodia sulle nevrosi dei nostri giorni. I protagonisti sono Roberta, alla costante ricerca di attenzioni, e Massimo, ansioso e nevrotico che al contrario non sopporta essere al centro della scena. Il loro è un mondo in cui si presuppone esista l’invisibilità psicosomatica, in cui le persone con problemi relazionali diventano letteralmente invisibili se messi in una situazione di forte stress. La pellicola è stata girata fra Roma, Verona e Trento. Nel cast sono presenti, oltre ai protagonisti Francesca Golia e Pierpaolo Spollon, anche gli interpreti Salvatore Esposito, Rolando Ravello, Anita Kravos e Salvatore Esposito.
L’invisibilità come via di fuga
Un film autoprodotto e sostenibile
‘La dolce arte di esistere’ è stato prodotto e distribuito da Adagio Film grazie a un’operazione di crowdfunding, in associazione con Emmedue Video produzioni e il sostegno della Trentino Film Commission e del Fondo per il Cinema della Regione Lazio. “Avevo anche cercato di impostare una produzione a basso impatto ambientale, seguendo le linee dell’unico protocollo di produzione sostenibile allora esistente, il British Standard BS 8909 (l’italiano Edison Green Movie era ancora in fase di elaborazione)” specifica Reggiani ”avevo stabilito che ci fosse una figura di riferimento, per quel che riguardava gli aspetti ambientali, e spulciando tra i credits delle cinematografie più sensibili di noi in materia avevo optato per chiamarla greening director.” Il regista sostiene che basti poco, come ad esempio usare i boccioni dell’acqua al posto delle bottiglie, l’asta del microfono al posto dei radiomicrofoni a batterie o l’attacco alla rete invece dei gruppi elettrogeni.