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Il terremoto in Emilia oggi: ad un anno di distanza, una ferita aperta

Finale Emilia
Rovereto sul Secchia
Rovereto sul Secchia
Rovereto sul Secchia
Rovereto sul Secchia
Novi
Mirandola - San Francesco
Mirandola

Tra qualche giorno sarà passato già un anno: era il 20 maggio 2012 e alle 4.03 del mattino quando una scossa di terremoto – anzi, per essere precisi una combinazione contemporanea di due scosse percepite come una sola – di magnitudo prossima al sesto grado e rilevata dai sismografi di tutta Italia, lunga oltre venti secondi, rovinò su una ampia zona dell’Italia, avvertita dalla popolazione dalla Valle d’Aosta fino all’Umbria, ma con epicentro a Finale Emilia, fino ad allora un tranquillo paese di 15.000 anime ad una quarantina di chilometri da Modena. L’Italia, ancora scossa da quanto accaduto solo pochi mesi prima in Abruzzo, si risveglia di nuovo con l’incubo dei terremoti. E con tutti i drammi che essi si portano con sé. È passato un anno, dunque ed oggi del Terremoto in Emilia se ne parla molto meno, quasi per “dimenticare” quanto successo, pensando che ormai sia passato. Ma basta visitare uno dei paesi colpiti per restare impressionati, stupiti, increduli. E’ quello che è successo a me quando qualche settimana fa mi è capitato di passare a Rovereto sul Secchia.

La scossa del 29 maggio

Quella scossa fu la prima di una lunga, interminabile serie: uno “sciame sismico“, come lo chiamano asetticamente gli esperti, ancora oggi non completamente sopito ma che soprattutto si manifestò con altri fenomeni assai rilevanti fino al 12 giugno. La scossa del 29 maggio, nove giorni dopo la prima, fu probabilmente la più grave e devastante, sia per i suoi danni materiali sia per la situazione “emotiva in cui avvenne. Colpì infatti dove già la ferita era aperta e fu la più forte di tutte. Oltre a Finale, anche Bondeno, Mirandola, San felice sul Panaro, Rovereto sul Secchia, Cavezzo, Medolla, Novi di Modena, San Possidonio – solo per citarne alcuni – sono i nomi dei paesi più colpiti e che sono entrati nelle case di tutti gli italiani diventando familiari. Ma i danni, oltre che nella zona, sono stati riscontrati fino a Mantova e a Pisa. 27 le vittime accertate, 400 i feriti, migliaia gli sfollati ed un danno incalcolabile al ricco patrimonio artistico della zona. Molti coloro i quali sono rimasti senza casa e senza lavoro.

Una ricostruzione lenta, testimoniata dai video

La cosa che più mi ha colpito visitando le zone terremotate è la faccia delle persone. Tristi si, ma con nella coda degli occhi una speranza, fatta della tipica intraprendenza emiliana. Eppure a Rovereto sul Secchia, la chiesa è inagibile, il centro commerciale nuovo di zecca è imploso su sé stesso, il bar del paese scomparso ed il municipio transennato, come le scuole ed interi quartieri. Il campo sportivo è stato adibito a “tendopoli” con decine di container, che tanto provvisori non saranno: ed intorno ad essi ci sono un sacco di bambini che giocano (era domenica) e tutti hanno cominciato a ricostruirsi il giardino e a piantare i fiori intorno alla propria abitazione di plastica. Spesso si incontra aggirandosi per le vie uno “spazio” che prima era occupato da una casa. Ma qui nessuno si è perso d’animo: gli imprenditori – la zona è un distretto di piccole aziende manifatturiere – che sono riusciti a riorganizzarsi hanno ripreso il lavoro. I commercianti si sono costruiti casupole di legno in sostituzione dei perduti negozi. Le famiglie si sono organizzate in una gara di solidarietà che le ha unite. E tutto con fondi ed aiuti raccolti da privati, senza, ad oggi, concreti interventi da parte dello Stato. Certo, la situazione è difficile, molto difficile. E visitare un luogo così è una esperienza che colpisce davvero, ricalibra le preoccupazioni della propria esistenza, porta a ringraziare per quanto già hai e non a recriminare per quanto ti manca. E’ una esperienza assolutamente da fare. Se avete tempo e non siete troppo lontani, prendete la macchina e fatevi un giro nei pressi di Modena. Tornerete diversi.

In questi due video potete apprezzare “com’erano” e “come sono” Rovereto sul Secchia e Finale Emilia.

Rovereto sul Secchia

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FInale Emilia

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Photo Credit: Il fatto Quotidiano

Anna Invernizzi

Classe 1972, cinque figli e una vita intensa. Laureata in Economia, impiegata, scrivo per passione su tutto quello che mi interessa. In particolare creo contenuti a tema cucina e lifestyle.

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Anna Invernizzi

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