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Liberate Greta e Vanessa: tutta la storia

Una grande voglia di aiutare, anche a rischio della propria vita. Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono due giovanissime ragazze italiane, la prima di Gavirate, in provincia di Varese, mentre la seconda di Brembate, in provincia di Bergamo, che, dopo essere partite come volontarie, sono state rapite il luglio scorso in Siria, mentre erano là come volontarie.

Un progetto per portare medicinali in Siria

Greta e Vanessa hanno appena passato i vent’anni, ma la loro voglia di aiutare un paese in guerra come la Siria, le ha spinte a creare un progetto che riunisse e facesse collaborare diverse ONLUS per portare medicinali in Siria e corsi di primo pronto soccorso.
Vanessa studia Mediazione linguistica, Greta Scienze Infermieristiche e il progetto, chiamato Horryaty, nasce dalla loro voglia di aiutare il prossimo, anche se questo vuol dire mettere a rischio la propria vita. Non è il primo viaggio che fanno per aiutare gli altri e non è nemmeno il primo che fanno in Siria quello in cui qualcosa va storto e vengo rapite da alcuni miliziani siriani.

Il rapimento di Greta e Vanessa

A fine luglio 2014 le comunicazioni di Greta e Vanessa con le ONLUS attraverso Skype terminano inaspettatamente. Le preoccupazioni sono da subito fortissime e la Farnesina scopre che le due ragazze sono state rapite da alcuni miliziani nel nord della Siria, non troppo distante da Aleppo. Di loro non si sa più nulla, a parte qualche voce che le vedete come vendute al fronte Al Nusra, ramo siriano di Al Qaida. Il 31 dicembre 2014 in un video consegnato ai media, le due ragazze, in un chador nero, chiedono al Governo italiano un aiuto poiché temono per la loro vita.

La liberazione e le polemiche

Il 15 gennaio 2014 vengono rilasciate e fatte rientrare in Italia dalla Farnesina, accolte dal Ministro degli Esteri Gentiloni. Dopo cinque mesi e mezzo di prigionia sono provate, ma pare che non sia stata fatta loro alcuna violenza. Molte sono le polemiche in merito al presunto riscatto pagato dall’Italia per riaverle in Italia. Le cifre sono piuttosto varie – si va dagli 8 ai 12 milioni di euro – ma il Ministero degli Esteri nega categoricamente che questo riscatto sia stato pagato e che il comportamento dell’Italia rientra nelle linee internazionali condivise da molti altri paesi, nonché coerente con i comportamenti dei governi precedenti.
Nonostante le critiche, il loro arrivo in Italia è certamente una bella notizia, perlomeno per le loro famiglie che le attendevano a Ciampino per abbracciarle e riportarle finalmente a casa.

Marianna Peracchi

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Marianna Peracchi

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