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Google apre a Londra il suo primo shop “fisico”

Le dinamiche del mondo spesso sono strane e altrettanto spesso sono percorse dal quelle “fluttuazioni” del sentire comune e degli accadimenti che sono catalogati nell’espressione “corsi e ricorsi storici”. Quello che era di moda una volta viene accantonato per un certo periodo, per poi ritornare prepotentemente sulla cresta dell’onda in un tempo successivo. E’ successo con i pantaloni a vita alta, con gli orologi al quarzo, con il minimalismo. Ed ora accade anche con una dinamica che sembrava essere irreversibile: la virtualizzazione della realtà. La notizia che testimonia quella che si può catalogare come una vera e propria controtendenza è circolata nei giorni scorsi, confermata dall’azienda stessa. Uno dei simboli del web, l’iconico Google, ha aperto nel cuore di un grande magazzino nel quartiere londinese di Tottenham appartenente alla catena Currys PC World specializzata in prodotti tecnologici ed informatici, il suo primo vero negozio “di mattoni”. Un bisogno “di concretezza” che appare quasi contraddittorio per un marchio che della “navigazione virtuale” dell’immaterialità e del web costituisce un vero simbolo.

La corsa al “cliente multicanale”

Certo, il ragionamento che sta dietro a questa scelta è molto più probabilmente commerciale che filosofico e tiene dietro alle ultime tendenze nel comportamento dei consumatori rivelate dalle indagini di mercato: pare infatti che i cosiddetti “clienti multicanale”, ovvero quelli che amano fare acquisti sia online che in negozi “fisici”, presentino una propensione alla spesa di oltre tre volte e mezzo superiore a quella dei compratori “monocanale”, reali o virtuali che siano. Una statistica che spiega probabilmente molto bene come Google non sia né la prima né la sola a compiere questa scelta, se è vero che importanti realtà dell’e-commerce come EBay, Warby Parker e, seppur in modo più controverso, Amazon ne hanno già sperimentato il percorso e che, in senso inverso – da “catena fisica” a e-shop – ci stanno provando diversi brand americani come per esempio Target. Sta di fatto che, quale che ne sia il movente ultimo, l’esperimento è interessante e testimonia una sorta di incrinatura nella ferma convinzione – che alcuni hanno – che il “virtuale” spazzerà via definitivamente il “fisico” nel futuro dello shopping e non soltanto. L’uomo è legato alla fisicità e non potrà mai rinunciarvi completamente.

Fra Doodle Wall e Chromecast

Certo il Google Shop non è un negozio come gli altri. Vero, ci si possono comprare i prodotti Google, come i PC portatili Chromebook, le TV-station Chromecast e gli smartphone e tablet Google Nexus, ma nello spazio messo a disposizione dei clienti si potrà fare molto di più, come per esempio creare “in proprio” uno degli ormai iconici doodle nel Doodle Wall dotato di sorprendenti bombolette spray virtuali, esplorare il mondo di Google Play Movies grazie ad un nuovo Chromecast sperimentale oppure andare a visitare qualunque luogo della terra attraverso l’applicazione Google Earth collegata ad un maxi schermo. Insomma, Google ripesca nella tradizione rivisitandola in chiave moderna ed inseguendo una experience nuova e diversa per il cliente: provare, scoprire, sorprendersi prima di comprare. Un interessante tentativo che desta curiosità.

Anna Invernizzi

Classe 1972, cinque figli e una vita intensa. Laureata in Economia, impiegata, scrivo per passione su tutto quello che mi interessa. In particolare creo contenuti a tema cucina e lifestyle.

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Anna Invernizzi

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