G. Berengo Gardin, Porto di Genova, 1989
“Guarda, cosa vedi?”
“Il centro Pompidou di Parigi”
“E tu, Gianni, cosa vedi?”
“Un intricato labirinto di stanze quadrate e muri diagonali con due grandi occhi tondi che ci guardano attraverso”.
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“Va bene, riproviamo, adesso cosa vedi?”
“Due che si baciano”
“E tu Gianni cosa vedi?”
“Vedo quanto è incredibile che nel mondo infinito ti sia dato un punto finito da amare”.
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È più o meno così che mi immagino la differenza tra lo sguardo di una persona qualunque e ciò che vede Gianni Berengo Gardin, la cui mostra, Storie di un fotografo, ha occupato fino all’8 Settembre 2013 le stanze di Palazzo Reale a Milano.
Intendiamoci, è pressoché certo che quando ha scattato le fotografie qui riprodotte e presenti nella mostra, Gardin abbia pensato assolutamente tutt’altro. Può essere che sia stato semplicemente toccato dallo splendido effetto geometrico, può essere che tra i fotografi, i baci vadano un po’ di moda, ma il punto è che qualcuno certe cose le guarda e qualcuno no. La cosa impressionante di questo artista è la sua capacità di cogliere nelle cose assolutamente comuni cose assolutamente meravigliose.
Una grande scrittrice americana, Flannery O’Connor, una volta disse: “La narrativa riguarda tutto ciò che è umano e noi siamo fatti di polvere, dunque se disdegnate d’impolverarvi non dovreste tentare di scrivere di narrativa”. Gardin non scrive, fotografa, ma credo che mai definizione potrebbe calzare di più perché quelle contenute nei 180 scatti della mostra (dal titolo per altro azzeccatissimo) sono storie e lui non ha paura della polvere e sa raccontarle a meraviglia.
La mostra prevede 9 macrosezioni: Gente di Milano, Morire di classe, Dentro le case, Venezia, Comunità romaní in Italia, I baci, Dentro le case, Fede religiosità riti, Berengo Gardin reporter: le collaborazioni con Il Mondo e il Touring Club Italiano. Ognuna di queste rappresenta un paletto della strada percorsa dall’ancora vivente fotografo.
Le fotografie, tutte in bianco e nero, sono una testimonianza tanto poetica in alcuni casi, tanto spietata in altri della varietà e della ricchezza del mondo. Immagini di famosi protagonisti della cultura italiana e delle sue aziende, ma anche visioni dure e volutamente accusatorie di manicomi e campi Rom. L’attestazione di un uomo che ha instancabilmente lavorato dietro ai suoi obiettivi con grande curiosità e dedizione.
È possibile avere un assaggio di queste storie sbirciandole su Instagram #storiediunfotografo (ma ci troverete anche le storie di tanti altri che con Gardin poco hanno a che fare), oppure qualche informazione in più su treoci.org ma l’unico modo per conoscere davvero una storia rimane sempre uno solo: coinvolgersi.
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