Photo Credit: www. asroma.com
Sì è vero, forse il calcio non è esattamente il centro dell’interesse della maggior parte delle nostre lettrici. E, magari, nemmeno lo sport – ma non è detto, alcuni dei tifosi più accaniti che ho incontrato nella mia esistenza erano donne… Ci sono occasioni dove però, per dirla con una frase un po’ abusata ma efficace, non ci si può “esimere” dal commentare. Perché lo sport, che in modo altrettanto abusato ma altrettanto efficace è spesso additato come metafora della vita, sa regalare pagine epiche, emozioni forti e sentimenti popolari che difficilmente si riscontrano altrove e che a fatica si possono descrivere a parole.
E una vera e propria ondata di emozione, un delirio collettivo, una sensazione di “momento storico” da raccontare un giorno ai nipotini l’hanno vissuta nella giornata di mercoledì i tifosi della Roma presenti allo Stadio Olimpico, molti dei quali avranno fatto fatica a riprendersi dalla “botta” subita..
Emozioni. È di questo che si alimenta il cuore umano. E le emozioni sono state davvero forti: cosa è successo è arcinoto, forse inutile ripeterlo perché ne parlano tutti, giornali, televisione, passanti alla fermata dell’autobus, avventori ai bar, colleghi alla macchinetta del caffè: il vecchio Capitano da settimane in “lotta mediatica” con allenatore e società, una lotta che ha diviso letteralmente Roma; la squadra che perde davanti al proprio pubblico, l’allenatore che lo tiene in panchina, quasi come un affronto, fino a quattro minuti dalla fine.
Lui entra e, con due gol in 120 secondi, ribalta la partita facendo letteralmente esplodere lo stadio. Ma più che questo, quello che ci ha colpito sono le copiose lacrime che molti degli spettatori sugli spalti, inquadrati dalle telecamere, hanno versato in quei momenti: lacrime segno di una emozione fortissima ed intensa che non dimenticheranno mai. Con in testa la convinzione di essere stati dei “privilegiati” ad esserci…
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Si fa spesso il paragone fra lo sport di casa nostra – chiacchierato, spesso violento e difficile – con quello “patinato” americano. Non senza una punta di invidia. Ebbene quelle lacrime versate all’Olimpico hanno invece spazzato via ogni dubbio: anche da noi lo sport può essere grande veicolo di unione, di cementazione del sentimento popolare. Alla mente sono tornate subito le lacrime, altrettanto copiose e commosse, versate dalla maggior parte degli spettatori che hanno assistito dal vivo qualche giorno fa a Los Angeles all’ultima partita della ventennale carriera nel mondo del basket di Kobe Bryant.
Anche chi non ha alcun interesse per lo sport, non può non aver provato emozione di fronte ad un uomo che esce di scena come ha fatto lui, segnando 60 punti nell’ultima gara e facendo vincere la sua squadra, quest’anno disastrosa, negli ultimi secondi. Kobe, come Francesco, sono simboli dello sport positivo che unisce un capo e l’altro dell’Atlantico in un’unica ondata di sentimenti ed emozioni… Il volto bello e struggente dello sport.
Photo Credit: Michael Wa
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