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Francesca Florio (Checcaflo) spiega l’espressione “Rinvio a giudizio” nel podcast Parola Mia

La locuzione “rinvio a giudizio” è, il più delle volte, un abuso giornalistico. Il rinvio a giudizio, così, secco, non esiste. Ciò che esiste all’interno del codice di procedura penale è la richiesta di rinvio a giudizio.

Potete ascoltare qui il podcast “Parola Mia”.

Come funziona: l’iter

Nel momento in cui l’autorità viene a conoscenza della commissione un reato vengono effettuate delle indagini. Le famose indagini preliminari. All’esito delle indagini preliminari, se il pubblico ministero ritiene fondata la notizia di reato esercita l’azione penale.

Il mezzo attraverso il quale viene esercitata l’azione penale varia a seconda del tipo di reato commesso e di altre circostanze. Uno dei diversi modi attraverso i quali il PM esercita l’azione penale è appunto la richiesta di rinvio a giudizio.

La richiesta di rinvio a giudizio viene formulata solo in relazione ai reati per i quali è prevista la celebrazione dell’udienza preliminare, ovvero per i reati più gravi.

Attraverso la richiesta di rinvio a giudizio, come fa intendere la parola, il pubblico ministero chiede che il soggetto o i soggetti nei cui confronti sono state effettuate delle indagini sia appunto rinviato a giudizio.

Checcaflo

Il processo penale

In poche parole richiede che sia celebrato il vero e proprio processo penale. Su questa richiesta dovrà esprimersi il GUP. Il GUP è il giudice dell’udienza preliminare il cui compito è quello di decidere se una persona nei cui confronti sono state esperite delle indagini andrà o meno a processo.

Il GUP quindi dopo aver esaminato gli atti e sentito le parti, se ritiene che ci sono elementi sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio emette il decreto che dispone il giudizio.

Se invece si convince che questi elementi non ci sono pronuncia sentenza di non luogo a procedere.

Rinvio a giudizio, cosa vuol dire

Quindi, in buona sostanza, quando si dice volgarmente che qualcuno è stato rinviato a giudizio si intende che dovrà essere sottoposto ad un processo penale, che non è ancora iniziato. Nel nostro ordinamento vige il principio di non colpevolezza. Né una richiesta di rinvio a giudizio, né l’accoglimento di tale richiesta significano che qualcuno abbia realmente commesso il reato del quale è accusato.

Con la riforma Cartabia, peraltro, la regola di giudizio che governa l’udienza preliminare cambierà. Per emettere il decreto che dispone il giudizio non saranno più sufficienti i soli elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio. Sarà necessaria una vera e propria ragionevole previsione di condanna.

Giovanni Molaschi

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Giovanni Molaschi
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