Narciso: storia di un eccessivo amore per sé stessi

Narciso, quando l'eccessivo amore per sé stessi non conduce a un lieto fine

Vi fu un tempo in cui visse un giovane di tale bellezza che tutti al mondo si innamorarono di lui, ma egli, così bello e irraggiungibile, non poté provare che un solo amore, quello per se stesso.

Quando nacque Narciso

Narciso era figlio del fiume Cefiso e della Linfa Liriope. La sua storia ebbe inizio quando il fiume, innamorato di questa creatura così meravigliosa, la avvolse nelle sue correnti e nelle sue onde, possedendola con facilità. Fu da questa unione che nacque un bambino talmente bello e aggraziato da non esistere nessuno al mondo al suo pari.
La madre, desiderosa di conoscere il futuro e il destino del proprio figlio, si recò dal vate Tireria per avere da lui un responso veritiero.
Tireria a quel tempo era il più grande fra tutti gli indovini, ma era anche un uomo cieco poiché la dea guerriera Atena lo aveva punito dopo che egli aveva posto i suoi occhi sulle nudità della donna. La dea però gli fece anche dono del vaticinio.

L’indovino, dopo aver ascoltato le richieste della madre, le rivelò che il figlio avrebbe avuto una vita duratura solo nel caso in cui non avesse mai conosciuto sé stesso. Ma Liriope non comprese le parole dell’indovino e dopo diversi anni dimenticò la profezia su suo figlio Narciso.

La vanità e l’insensibilità di Narciso

Narciso crebbe forte e bello. Una bellezza tanto candida e raffinata che ogni essere umano uomo o donna, si innamorava di lui anche solo con un semplice sguardo. Ma il ragazzo rifuggiva ogni attenzione amorosa in modo insensibile e la sua vanità crebbe esponenzialmente alla sua bellezza. Un giorno Narciso, al culmine della sua insensibilità, regalò una spada a un suo acceso spasimante di nome Aminio, affinché questi si suicidasse per amor suo. Aminio era talmente accecato dall’amore per quella creatura così meravigliosa che giunto sulla soglia di casa, si trafisse il cuore.


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La sorte volle inoltre che la vita di Narciso si incrociasse con quella della ninfa Eco.
Eco, punita da Era per aver permesso alle ninfe amanti di Zeus di sfuggire alla sua ira, non era in grado di parlare se non ripetendo le ultime parole che un altro interlocutore le avrebbe riferito.

L’incontro fu fatale per entrambi i giovani.

L’incontro con Eco

Mentre narciso era intento a vagare per i boschi, in un giorno assolato, tendendo reti per catturare cervi, la bella Eco lo vide e se ne innamorò. Non potendo però rivolgergli parola, la ninfa si limitò a osservarlo e a seguirlo da lontano senza far scorgere la propria presenza.
Narciso, intenso a rincorrere i cervi non si accorse di lei, ne si accorse di essersi perso nel bosco. Impaurito iniziò a chiamare aiuto a gran voce. Fu in quel momento che Eco decise di mostrarsi a Narciso rispondendo al suo richiamo e protendendo verso di lui le braccia come un tenero dono d’amore.

Ma ancora una volta il carattere e la vanità di Narciso furono spietati e il ragazzo, alla vista della ninfa, corse via inorridito come se si fosse trovato davanti un’orribile creatura. Eco avvilita e piena di vergogna scappò via nascondendosi nel folto del bosco e iniziando una vita di solitudine fra le vallate. In mente un unico pensiero: la passione per Narciso. Un pensiero che la consumò fino al punto di farle dimenticare di vivere. Il suo corpo deperì rapidamente fino a scomparire e a lasciare di lei solo la splendida voce.

Gli dei puniscono Narciso

Fu dopo quell’accaduto che gli dei decisero di punire Narciso per la sua insensibilità e l’eccessivo amore verso se stesso. Mandarono così a cercalo Nemesi, la dea della vendetta, che fece in modo di far scoprire a Narciso il riflesso di sé stesso.

Mentre il ragazzo si trovava presso una fonte, si chinò per bere e per la prima volta in vita sua vide il suo volto.
L’amore che fino a quel giorno aveva provato per la sua persona si intensificò: il cuore iniziò a battere e a struggersi d’amore per quel bellissimo viso riflesso.

Non rendendosi conto di avere di fronte l’immagine di sé stesso, Narciso immerse più volte le braccia cercando di accarezzare quel volto, ma l’immagine appena sfiorata spariva ogni volta.

I giorni passarono inesorabili e Narciso rimase presso la fonte cercando di afferrare il riflesso di sé stesso, per cui ormai provava un amore immenso. Dimenticandosi di bere e mangiare Narciso alla fine morì per il troppo amore.

Quando le Naiadi e le Driadi andarono a recuperare il suo corpo, per porlo sulla pira funebre, si narra che al suo poso trovarono solo un bellissimo fiore bianco che da quel giorno prese il suo stesso nome.