Perfino Alfred Hitchcock inorridì di fronte al materiale che stava visionando. Il maestro dell’orrore, il regista di Notorius, La finestra sul cortile e Caccia al ladro è stato testimone dell’orrore che i soldati alleati delle truppe inglesi e sovietiche scoprivano quando, sconvolti, sul finire del secondo conflitto mondiale entravano e riprendevano per la prima volta ciò che restava dei lager nazisti di Auschwitz e Dachau; deportati che fanno la doccia e varcano finalmente l’uscita dei cancelli dell’orrore, ormai liberi dai soldati di Hitler. Un simbolo di speranza per il futuro.
È in questo modo che è nato Memory of the camps, docufilm della durata di 50 minuti montato e diretto da Sir Hitchcock e rimasto dimenticato per oltre 60 anni.
Nel 1945 le autorità britanniche avevano scelto lui, il regista capace di sconvolgere il pubblico con le sue intricate spy story, per dirigere e testimoniare in qualità di “inviato di guerra” l’orrore di cui i soldati nazisti si erano resi protagonisti all’interno dei lager. Un girato che sarebbe dovuto essere divulgato in seguito alla liberazione dell’Europa dal nazismo, ma che in realtà venne accantonato per non accrescere il sentimento di odio che era insorto nell’opinione pubblica nei confronti della Germania. Immagini talmente forti che scioccarono così tanto il regista che dovette momentaneamente abbandonare il progetto.
Una pellicola sicuramente forte, non adatta a tutti, ma che serve a non dimenticare. Perchè non possiamo ignorare gli orrori che l’odio può far commettere all’uomo.